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Il vedovo Sebastiano Visintin, l'unico indagato per l'omicidio di Liliana Resinovich, si rivela ancora profondamente scosso dalla tragedia. "Non ci sarà una nuova superperizia", afferma, riferendosi alla consulenza medico-legale di Fulvio Costantinides che ha seguito il ritrovamento del corpo della donna nel boschetto dell'ex ospedale psichiatrico giuliano.
Tuttavia, Visintin non sembra convinto dalle indagini svolte dalla colonnella Cristina Cattaneo, che hanno richiesto una riesumazione. "Certamente non l'ho presa bene", ammette, riferendosi all'opportunità di chiarire i fatti. "Questo sforzo fatto dai miei avvocati Paolo e Alice Bevilacqua è un'occasione persa, perché avrebbe potuto dare delle risposte ben precise e ben chiare."
Visintin si racconta a 360 gradi: dalla solitudine che prova ("Continuo a vivere, altrimenti forse avrei finito per togliermi la vita; è un pensiero che ho avuto più volte, perché vivere senza Liliana è molto duro"), al riscontro dell'opinione pubblica che lo percepisce in modo differente ("Io certamente sono amato e odiato; è sempre stato così nella mia vita").
Quando gli viene chiesto se siano possibili le ricadute, Visintin risponde: "Non ci sarebbe nessun problema. Molto probabilmente succederà. Io sono qui a disposizione, ci sono i miei avvocati che mi sono vicini e che sanno perfettamente che io non ho niente a che fare con la scomparsa di Liliana. Bisognerà forse cercare in qualche altro ambiente, nelle sue amicizie, nelle persone che si spacciavano per qualcosa che non esiste."
Il caso di Liliana Resinovich rimane aperto e misterioso: la donna scomparve da Trieste il 14 dicembre 2021, venendo ritrovata tre settimane dopo nel boschetto dell'ex ospedale psichiatrico giuliano. Inizialmente si indagò per suicidio, ma le indagini sono state riaperte per omicidio a seguito di opposizioni dello stesso Visintin, del fratello di Lilly Sergio Resinovich e della nipote Veronica Resinovich.
La vicenda è ancora polarizzante, nonostante la presenza nel suo comportamento di uno amico speciale, Claudio Sterpin, che è stato sempre il primo ad accorgersi della scomparsa della donna.
Tuttavia, Visintin non sembra convinto dalle indagini svolte dalla colonnella Cristina Cattaneo, che hanno richiesto una riesumazione. "Certamente non l'ho presa bene", ammette, riferendosi all'opportunità di chiarire i fatti. "Questo sforzo fatto dai miei avvocati Paolo e Alice Bevilacqua è un'occasione persa, perché avrebbe potuto dare delle risposte ben precise e ben chiare."
Visintin si racconta a 360 gradi: dalla solitudine che prova ("Continuo a vivere, altrimenti forse avrei finito per togliermi la vita; è un pensiero che ho avuto più volte, perché vivere senza Liliana è molto duro"), al riscontro dell'opinione pubblica che lo percepisce in modo differente ("Io certamente sono amato e odiato; è sempre stato così nella mia vita").
Quando gli viene chiesto se siano possibili le ricadute, Visintin risponde: "Non ci sarebbe nessun problema. Molto probabilmente succederà. Io sono qui a disposizione, ci sono i miei avvocati che mi sono vicini e che sanno perfettamente che io non ho niente a che fare con la scomparsa di Liliana. Bisognerà forse cercare in qualche altro ambiente, nelle sue amicizie, nelle persone che si spacciavano per qualcosa che non esiste."
Il caso di Liliana Resinovich rimane aperto e misterioso: la donna scomparve da Trieste il 14 dicembre 2021, venendo ritrovata tre settimane dopo nel boschetto dell'ex ospedale psichiatrico giuliano. Inizialmente si indagò per suicidio, ma le indagini sono state riaperte per omicidio a seguito di opposizioni dello stesso Visintin, del fratello di Lilly Sergio Resinovich e della nipote Veronica Resinovich.
La vicenda è ancora polarizzante, nonostante la presenza nel suo comportamento di uno amico speciale, Claudio Sterpin, che è stato sempre il primo ad accorgersi della scomparsa della donna.