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Enrico Varriale, ex vicedirettore di Rai Sport, si è difeso in un secondo processo le accuse di stalking e lesioni. Il giornalista, condannato il 13 giugno scorso a 10 mesi di pena sospesa per gli stessi reati nei confronti della sua ex, ha raccontato la sua versione nel tribunale di Roma.
Secondo Varriale, la vittima lo aveva conosciuto su Facebook e si era incontrata ad agosto del 2021. La loro relazione sarebbe andata avanti per quattro mesi. Tuttavia, il giornalista sostiene che non abbia mai detto "Morirai", ma semplicemente "Sono in Rai". Un'interpretazione del fatto completamente opposta a quella ricostruita dalla procura.
Varriale racconta di alcuni scatti d'ira della vittima, come quando lo aveva trovato in compagnia di un'altra donna. La donna gli avrebbe spiegato che "Hai capito male, sono fidanzata, siamo amici". Ma, secondo il giornalista, la vittima sarebbe entrata in una furia e gli avrebbe distrutto portafoto, bicchieri sul tavolo e bottiglie.
Il giornalista sostiene di non aver saputo come arginare questa furia. "Non sapevo cosa fare per fermarla", ha detto Varriale. La procura invece sostiene che la vittima gli avrebbe dato un forte schiaffo al volto, lo avrebbe spinto e lo avesse urtato con il pavimento.
Varriale nega di aver chiamato la vittima utilizzando un telefono della Rai. "Non sapevo come fermarla", ha detto. E aggiunge che la vittima gli aveva inviato una sagoma di pistole e gli avrebbe scritto che si era allenata al poligono. Varriale sostiene di non essere passato da casa della donna per infastidirla, ma per quella dell'ex moglie che abita a Roma Nord.
In sintesi, Varriale racconta una storia completamente diversa dalla versione ricostruita dalla procura. Ma il fatto rimane: la vittima ha denunciato le accuse di stalking e lesioni contro lui.
Secondo Varriale, la vittima lo aveva conosciuto su Facebook e si era incontrata ad agosto del 2021. La loro relazione sarebbe andata avanti per quattro mesi. Tuttavia, il giornalista sostiene che non abbia mai detto "Morirai", ma semplicemente "Sono in Rai". Un'interpretazione del fatto completamente opposta a quella ricostruita dalla procura.
Varriale racconta di alcuni scatti d'ira della vittima, come quando lo aveva trovato in compagnia di un'altra donna. La donna gli avrebbe spiegato che "Hai capito male, sono fidanzata, siamo amici". Ma, secondo il giornalista, la vittima sarebbe entrata in una furia e gli avrebbe distrutto portafoto, bicchieri sul tavolo e bottiglie.
Il giornalista sostiene di non aver saputo come arginare questa furia. "Non sapevo cosa fare per fermarla", ha detto Varriale. La procura invece sostiene che la vittima gli avrebbe dato un forte schiaffo al volto, lo avrebbe spinto e lo avesse urtato con il pavimento.
Varriale nega di aver chiamato la vittima utilizzando un telefono della Rai. "Non sapevo come fermarla", ha detto. E aggiunge che la vittima gli aveva inviato una sagoma di pistole e gli avrebbe scritto che si era allenata al poligono. Varriale sostiene di non essere passato da casa della donna per infastidirla, ma per quella dell'ex moglie che abita a Roma Nord.
In sintesi, Varriale racconta una storia completamente diversa dalla versione ricostruita dalla procura. Ma il fatto rimane: la vittima ha denunciato le accuse di stalking e lesioni contro lui.