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"Straordinari talenti italiani a New York: la ragione della fuga"
La sera scorsa, al Consolato Generale d'Italia a New York, si è tenuto un evento dedicato alle start up italiane. Un'occasione per incontrare giovani innovatori che hanno lasciato l'Italia per avvitarsi negli Stati Uniti. Il tema: l'intelligenza artificiale.
Ma perché questi italiani si sono trasferiti a New York? La risposta è semplice: il mercato americano è più grande e più solido di quello italiano. I clienti americani sono più interessati all'innovazione tecnologica, più generosi e più solventi dei loro omologhi italiani. E poi c'è il mercato dei capitali che finanzia il venture capital.
Ma non solo la ragione economica: fattori culturali hanno un peso importante. Uno di questi è lo status sociale. "Sono fallito" ha raccontato uno startupper italiano, "ma due delle mie start up hanno avuto successo in America. Il fallimento lì non è una vergogna, anzi è considerato una tappa fisiologica."
Ecco il problema: l'Italia non ha ancora capito che la capacità di creare opportunità per i suoi talenti non cambia a seconda del presidente della Repubblica. Anche sotto Biden, Obama, Bush o Clinton, l'America rimane il mercato decisivo dove si sviluppa e si usa l'intelligenza artificiale.
Mentre l'Italia rischia di privarsi di molte opportunità a causa di un atteggiamento negativo e catastrofista. Quindi, se volete sentire le storie delle persone che hanno lasciato la vostra terra per avvitarsi in America, potete ascoltarle al Consolato Generale d'Italia a New York.
La sera scorsa, al Consolato Generale d'Italia a New York, si è tenuto un evento dedicato alle start up italiane. Un'occasione per incontrare giovani innovatori che hanno lasciato l'Italia per avvitarsi negli Stati Uniti. Il tema: l'intelligenza artificiale.
Ma perché questi italiani si sono trasferiti a New York? La risposta è semplice: il mercato americano è più grande e più solido di quello italiano. I clienti americani sono più interessati all'innovazione tecnologica, più generosi e più solventi dei loro omologhi italiani. E poi c'è il mercato dei capitali che finanzia il venture capital.
Ma non solo la ragione economica: fattori culturali hanno un peso importante. Uno di questi è lo status sociale. "Sono fallito" ha raccontato uno startupper italiano, "ma due delle mie start up hanno avuto successo in America. Il fallimento lì non è una vergogna, anzi è considerato una tappa fisiologica."
Ecco il problema: l'Italia non ha ancora capito che la capacità di creare opportunità per i suoi talenti non cambia a seconda del presidente della Repubblica. Anche sotto Biden, Obama, Bush o Clinton, l'America rimane il mercato decisivo dove si sviluppa e si usa l'intelligenza artificiale.
Mentre l'Italia rischia di privarsi di molte opportunità a causa di un atteggiamento negativo e catastrofista. Quindi, se volete sentire le storie delle persone che hanno lasciato la vostra terra per avvitarsi in America, potete ascoltarle al Consolato Generale d'Italia a New York.