Un leader che punta il dito sui piloti di un'azienda sportiva, come John Elkann alla guida della Ferrari, è un messaggio sbagliato nel momento sbagliato. In realtà, la frase "parlate meno" di Elkann ha un bersaglio preciso: Charles Leclerc e Lewis Hamilton, i due piloti più talentuosi del team, che stanno già dimostrando una grande difficoltà a lavorare insieme.
Il problema della Ferrari non è solo la leadership, ma anche l'ambiente frastornato e confuso che caratterizza il team. La stagione in corso sta dimostrando come la squadra sia in crisi di continuità e credibilità. Il fatto che i numeri diano un quadro diverso è solo il punto di partenza, perché l'impegno economico per Hamilton e Leclerc è più alto del paddock.
Il messaggio sbagliato di Elkann non è solo un errore di comunicazione, ma anche una mancanza di comprensione della cultura sportiva. I piloti sono l'ultimo anello di una catena tecnica e rappresentano il team verso l'esterno. Dire loro "parlate meno" significa dire al mondo che le critiche non ci piacciono.
La scelta di Elkann è preoccupante, perché può indebolire la Ferrari anziché rafforzarla. Il fatto che i piloti siano stati costretti a correre sui social per ribadire la loro fedeltà al progetto Ferrari e la volontà comune di reagire da squadra mostra una crisi di leadership e comunicazione.
In definitiva, Elkann dovrebbe iniziare da se stesso. Farsi vedere di più, parlare di meno (possibilmente mai): o iniziare spiegando certe scelte industriali che sembrano il peccato originale che ha portato la Ferrari a essere uno straordinario valore di marketing con contenuti sempre meno convincenti.
La Ferrari non ha bisogno di silenzio e yesmen, ma di una direzione. La credibilità è parte della sostanza del team. E se Elkann parla dopo un lungo ciclo senza titoli, con una squadra che ha cambiato più volte pelle senza mai trovare davvero la sua identità, allora la sua uscita suona stonata, inutile, fine a se stessa, poco credibile, del tutto inadeguata.
Il problema della Ferrari non è solo la leadership, ma anche l'ambiente frastornato e confuso che caratterizza il team. La stagione in corso sta dimostrando come la squadra sia in crisi di continuità e credibilità. Il fatto che i numeri diano un quadro diverso è solo il punto di partenza, perché l'impegno economico per Hamilton e Leclerc è più alto del paddock.
Il messaggio sbagliato di Elkann non è solo un errore di comunicazione, ma anche una mancanza di comprensione della cultura sportiva. I piloti sono l'ultimo anello di una catena tecnica e rappresentano il team verso l'esterno. Dire loro "parlate meno" significa dire al mondo che le critiche non ci piacciono.
La scelta di Elkann è preoccupante, perché può indebolire la Ferrari anziché rafforzarla. Il fatto che i piloti siano stati costretti a correre sui social per ribadire la loro fedeltà al progetto Ferrari e la volontà comune di reagire da squadra mostra una crisi di leadership e comunicazione.
In definitiva, Elkann dovrebbe iniziare da se stesso. Farsi vedere di più, parlare di meno (possibilmente mai): o iniziare spiegando certe scelte industriali che sembrano il peccato originale che ha portato la Ferrari a essere uno straordinario valore di marketing con contenuti sempre meno convincenti.
La Ferrari non ha bisogno di silenzio e yesmen, ma di una direzione. La credibilità è parte della sostanza del team. E se Elkann parla dopo un lungo ciclo senza titoli, con una squadra che ha cambiato più volte pelle senza mai trovare davvero la sua identità, allora la sua uscita suona stonata, inutile, fine a se stessa, poco credibile, del tutto inadeguata.