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Una donna di Prato, 42 anni, ha vissuto i sette pecci della sua vita. Ma non era una donna come le altre. Era la "paladina delle donne tradite", una sessantenne con un desiderio di vendetta che non aveva alcun limite.
La storia comincia su Instagram, dove una giovane donna appariscente e senza volto nitido le scrive un messaggio: «Informarmi» dell'infedeltà del suo compagno. Ma quel messaggio era solo l'inizio di una catena di eventi che sarebbe cambiato la vita della 42enne.
La donna, di cui non si può parlare senza il nome, aveva creato profili fake e stava adescando uomini su internet. E quando non riusciva a conquistare qualcuno, si rivolgeva alle sue vittime: le donne che avevano infedeltà nel loro partner.
Con un'ossessione personale, si metteva grandi occhiali neri e le scattava foto. I suoi avversari si sentivano osservati costantemente, non potendo fare una mossa senza essere seguiti. E se la sua vittima si sentiva troppo sicura, la donna faceva sapere che era una "gatta morta" e le pubblicava foto private.
Ma non era solo un problema personale. La donna si metteva anche in contatto con i familiari e gli amici delle sue vittime, creando una rete di segnalazioni e pedinamenti. E se la sua vittima cercava di ricucire il rapporto, la donna faceva sapere che non sarebbe riuscita a salvare la loro relazione.
Il percorso della 42enne è stato lungo e difficile. Dopo sei anni di terrorizzante ossessione, ha denunciato la donna alla polizia e ha scoperto chi era la sua autrice: una sessantenne di Lombardia che aveva creato un'identità online perfetta per adescare gli uomini.
Ma la donna è stata condannata a due anni e cinque mesi di carcere, insieme al figlio che l'aiutava a creare profili fake. E mentre la 42enne è finalmente trovata una maggiore serenità dopo il suo percorso di psicoterapia, i riflessi rimangono.
Quando si chiede di consegnare un messaggio alle donne che vivono situazioni simili, risponde: "Abbiate il coraggio di denunciare. Non sottovalutate i messaggi sui social, diventano pedinamenti e poi vita rubata. Portarla in tribunale è stato fondamentale".
La storia comincia su Instagram, dove una giovane donna appariscente e senza volto nitido le scrive un messaggio: «Informarmi» dell'infedeltà del suo compagno. Ma quel messaggio era solo l'inizio di una catena di eventi che sarebbe cambiato la vita della 42enne.
La donna, di cui non si può parlare senza il nome, aveva creato profili fake e stava adescando uomini su internet. E quando non riusciva a conquistare qualcuno, si rivolgeva alle sue vittime: le donne che avevano infedeltà nel loro partner.
Con un'ossessione personale, si metteva grandi occhiali neri e le scattava foto. I suoi avversari si sentivano osservati costantemente, non potendo fare una mossa senza essere seguiti. E se la sua vittima si sentiva troppo sicura, la donna faceva sapere che era una "gatta morta" e le pubblicava foto private.
Ma non era solo un problema personale. La donna si metteva anche in contatto con i familiari e gli amici delle sue vittime, creando una rete di segnalazioni e pedinamenti. E se la sua vittima cercava di ricucire il rapporto, la donna faceva sapere che non sarebbe riuscita a salvare la loro relazione.
Il percorso della 42enne è stato lungo e difficile. Dopo sei anni di terrorizzante ossessione, ha denunciato la donna alla polizia e ha scoperto chi era la sua autrice: una sessantenne di Lombardia che aveva creato un'identità online perfetta per adescare gli uomini.
Ma la donna è stata condannata a due anni e cinque mesi di carcere, insieme al figlio che l'aiutava a creare profili fake. E mentre la 42enne è finalmente trovata una maggiore serenità dopo il suo percorso di psicoterapia, i riflessi rimangono.
Quando si chiede di consegnare un messaggio alle donne che vivono situazioni simili, risponde: "Abbiate il coraggio di denunciare. Non sottovalutate i messaggi sui social, diventano pedinamenti e poi vita rubata. Portarla in tribunale è stato fondamentale".