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L'Ong è un settore che non vuole essere visto, anzi nasconde in sé una macchina da guerra finanziaria. In Italia oltre 1miliardo di euro si spense per le Ong, con un aumento del 40% negli ultimi cinque anni.
Il report di Open Cooperazione emerge che l'anno scorso le Ong italiane hanno consolidato il trend di crescita con un incremento di tre punti percentuali e che negli ultimi dieci anni il valore delle entrate è più che raddoppiato. Le sole organizzazioni della società civile, mobilitano una quantità di risorse economiche e umane paragonabili a importanti filiere produttive del nostro Paese.
La classifica dei big finanziari riconosce tra le prime dieci Save the Children, Fondazione Avsi, Intersos, Medici Senza Frontiere, Coopi, Emergency, Comitato Italiano per l'Unicef e WeWorld. Più dell'80% delle entrate economiche del settore è realizzato dalle prime 20 organizzazioni italiane.
Ma come si finanziano? Per il 58% con fondi pubblici e per il 42% da fondi privati. I fondi pubblici alle Ong arrivano dai cosiddetti finanziatori istituzionali, l'agenzia italiana per la cooperazione AICS, un altro 33% dall'Unione europea, poco più del 15% dagli enti territoriali attraverso la cooperazione decentrata.
Tuttavia, la situazione sta cambiando. Notiamo un significativo definanziamento delle risorse assegnate all'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo che rappresenta il principale strumento di cui il sistema italiano si è dotato con la legge 125.
Il contesto internazionale, condizionato dalle misure attuate dall'amministrazione americana nei primi mesi del 2025 con il disimpegno da diversi fondi multilaterali e la chiusura di Usaid, è mutato e c'è il rischio di un cambio di passo anche in Italia.
Il report di Open Cooperazione emerge che l'anno scorso le Ong italiane hanno consolidato il trend di crescita con un incremento di tre punti percentuali e che negli ultimi dieci anni il valore delle entrate è più che raddoppiato. Le sole organizzazioni della società civile, mobilitano una quantità di risorse economiche e umane paragonabili a importanti filiere produttive del nostro Paese.
La classifica dei big finanziari riconosce tra le prime dieci Save the Children, Fondazione Avsi, Intersos, Medici Senza Frontiere, Coopi, Emergency, Comitato Italiano per l'Unicef e WeWorld. Più dell'80% delle entrate economiche del settore è realizzato dalle prime 20 organizzazioni italiane.
Ma come si finanziano? Per il 58% con fondi pubblici e per il 42% da fondi privati. I fondi pubblici alle Ong arrivano dai cosiddetti finanziatori istituzionali, l'agenzia italiana per la cooperazione AICS, un altro 33% dall'Unione europea, poco più del 15% dagli enti territoriali attraverso la cooperazione decentrata.
Tuttavia, la situazione sta cambiando. Notiamo un significativo definanziamento delle risorse assegnate all'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo che rappresenta il principale strumento di cui il sistema italiano si è dotato con la legge 125.
Il contesto internazionale, condizionato dalle misure attuate dall'amministrazione americana nei primi mesi del 2025 con il disimpegno da diversi fondi multilaterali e la chiusura di Usaid, è mutato e c'è il rischio di un cambio di passo anche in Italia.