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Un colonnello dei carabinieri, accusato di depistaggio per l'omicidio del sindaco di Acciaroli. Ma lui dice che è innocente e vuole ricordare a tutti che in Italia esiste ancora la presunzione di innocenza.
In un'intervista, Fabio Cagnazzo parla per la prima volta dopo il suo arresto per il presunto depistaggio delle indagini sull'omicidio del sindaco pescatore Angelo Vassallo. Il colonnello dei carabinieri sostiene che era un amico di Vassallo e chiede giustizia per lui e per sé.
Cagnazzo racconta che ha subito perquisizioni a casa, in ufficio e presso la residenza dei suoi genitori, e che ha affrontato un interrogatorio durata 11 ore. Ha anche vissuto per oltre 10 anni sotto intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche.
Lui accusa alcuni collaboratori di giustizia di testimoniare basandosi su notizie di stampa e voci di corridoio, ma su accordi avvenuti in carcere. Mi hanno associato, nel tempo, a sei clan diversi: tutto per costruire una narrazione a loro favore.
Cagnazzo spiega che si sente arrabbiato e che dopo oltre dieci anni di insinuazioni e false accuse, ha bisogno di condividere la sua esperienza. Ha subito condanne senza processo, segnate dall'isolamento e dalla delegittimazione, ma chiede solo la verità.
Il colonnello dei carabinieri dice che se tornasse indietro, rifarebbe le stesse scelte, perché credo nella giustizia e nel suo dovere.
In un'intervista, Fabio Cagnazzo parla per la prima volta dopo il suo arresto per il presunto depistaggio delle indagini sull'omicidio del sindaco pescatore Angelo Vassallo. Il colonnello dei carabinieri sostiene che era un amico di Vassallo e chiede giustizia per lui e per sé.
Cagnazzo racconta che ha subito perquisizioni a casa, in ufficio e presso la residenza dei suoi genitori, e che ha affrontato un interrogatorio durata 11 ore. Ha anche vissuto per oltre 10 anni sotto intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche.
Lui accusa alcuni collaboratori di giustizia di testimoniare basandosi su notizie di stampa e voci di corridoio, ma su accordi avvenuti in carcere. Mi hanno associato, nel tempo, a sei clan diversi: tutto per costruire una narrazione a loro favore.
Cagnazzo spiega che si sente arrabbiato e che dopo oltre dieci anni di insinuazioni e false accuse, ha bisogno di condividere la sua esperienza. Ha subito condanne senza processo, segnate dall'isolamento e dalla delegittimazione, ma chiede solo la verità.
Il colonnello dei carabinieri dice che se tornasse indietro, rifarebbe le stesse scelte, perché credo nella giustizia e nel suo dovere.