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Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina: un'opportunità perse. Una decisione della Corte dei Conti ci ha lasciati senza fiato, ci ha fatto sentire come fossimo "destinati a restare fermi". La verità è che lo Stato non può vivere di esitazioni, non può permettersi che l'innovazione diventi un privilegio per pochi e non un diritto per tutti.
Chi pensa ancora al Sud, chi aspetta la connessione a alta velocità, chi spera di vedere crescere le città del mezzogiorno? C'è qualcuno che si piazza davanti con il bastone tra le ruote, mettendo in ginocchio l'Italia meridionale. E noi siamo destinati a restare fermi.
Il progetto è ambizioso, è necessario, ma ogni volta che s'innesta un progetto simile, qualcuno lo riduce al "no, aspettiamo". Se continuiamo così, non mettiamo la retromarcia, mettiamo direttamente il freno a mano. Lo Stato deve decidere di andare avanti, di dare voce ai territori che già arrancano.
Il vero sperpero è non fare, non costruire, non collegare. È un lusso che non possiamo permetterci. Pertanto, sì, condivido con te l'amarezza. Sì, credo che questa decisione sia una battuta d'arresto storica per il Sud. Ma non credo che sia la fine del sogno.
Il Ponte è ancora possibile, ma dobbiamo chiederlo, pretenderlo, non rassegnarci all'attesa. Dobbiamo forzarci a creare una differenza, a dare voce al Sud. Non possiamo permetterci di essere fermi mentre altri Paesi vanno avanti.
La decisione della Corte dei Conti è un problema, ma è un problema politico. E noi siamo destinati a pagare il prezzo. È ora di dire che non è tutto giusto e semplice. È ora di chiedere: cosa succederà al Sud?
Chi pensa ancora al Sud, chi aspetta la connessione a alta velocità, chi spera di vedere crescere le città del mezzogiorno? C'è qualcuno che si piazza davanti con il bastone tra le ruote, mettendo in ginocchio l'Italia meridionale. E noi siamo destinati a restare fermi.
Il progetto è ambizioso, è necessario, ma ogni volta che s'innesta un progetto simile, qualcuno lo riduce al "no, aspettiamo". Se continuiamo così, non mettiamo la retromarcia, mettiamo direttamente il freno a mano. Lo Stato deve decidere di andare avanti, di dare voce ai territori che già arrancano.
Il vero sperpero è non fare, non costruire, non collegare. È un lusso che non possiamo permetterci. Pertanto, sì, condivido con te l'amarezza. Sì, credo che questa decisione sia una battuta d'arresto storica per il Sud. Ma non credo che sia la fine del sogno.
Il Ponte è ancora possibile, ma dobbiamo chiederlo, pretenderlo, non rassegnarci all'attesa. Dobbiamo forzarci a creare una differenza, a dare voce al Sud. Non possiamo permetterci di essere fermi mentre altri Paesi vanno avanti.
La decisione della Corte dei Conti è un problema, ma è un problema politico. E noi siamo destinati a pagare il prezzo. È ora di dire che non è tutto giusto e semplice. È ora di chiedere: cosa succederà al Sud?