VoceDiTaranto
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Il caso del vigile che ha ucciso l'amante è stato recentemente trattato nel programma di notizie, con la madre della vittima affermando che "quando la società fallisce, la colpa è di tutti noi". Questa affermazione è stata vista come un tentativo di evitare la responsabilità individuale dell'autore del delitto.
La legge e il buonsenso stabiliscono che la responsabilità penale è personale, quindi è fondamentale non spostare il discorso su un piano collettivo e assolvere tutti. Nessuna società ha costretto l'uomo a comportarsi come un delinquente, quindi c'è una persona che ha commesso un atto criminale.
È importante notare che la libertà personale non è una provocazione né un movente per essere ucciso. La logica del se l'è cercata deve essere respinta con forza e la morale della giovane donna non è in discussione.
Invece, bisogna respingere le narrazioni che attribuiscono ogni femminicidio alla società malata o agli uomini in generale. Questo meccanismo comodo serve a diluire la responsabilità e a distruggere il principio stesso di colpa individuale.
La vera responsabilità è dell'individuo che ha commesso l'atto, non della sua categoria sociale, della cultura o della società nel suo complesso. Il sistema non spara, la società non strangola, la società non prepara un'imboscata. Lo fa un individuo che deve rispondere delle sue azioni fino all'ultimo centimetro.
In sintesi, il dolore di una madre può essere capito e non giudicato, ma il ragionamento civile, giuridico e politico deve restare aderente ai fatti: c'è una persona che ha ucciso un'altra persona. La colpa non si redistribuisce.
La legge e il buonsenso stabiliscono che la responsabilità penale è personale, quindi è fondamentale non spostare il discorso su un piano collettivo e assolvere tutti. Nessuna società ha costretto l'uomo a comportarsi come un delinquente, quindi c'è una persona che ha commesso un atto criminale.
È importante notare che la libertà personale non è una provocazione né un movente per essere ucciso. La logica del se l'è cercata deve essere respinta con forza e la morale della giovane donna non è in discussione.
Invece, bisogna respingere le narrazioni che attribuiscono ogni femminicidio alla società malata o agli uomini in generale. Questo meccanismo comodo serve a diluire la responsabilità e a distruggere il principio stesso di colpa individuale.
La vera responsabilità è dell'individuo che ha commesso l'atto, non della sua categoria sociale, della cultura o della società nel suo complesso. Il sistema non spara, la società non strangola, la società non prepara un'imboscata. Lo fa un individuo che deve rispondere delle sue azioni fino all'ultimo centimetro.
In sintesi, il dolore di una madre può essere capito e non giudicato, ma il ragionamento civile, giuridico e politico deve restare aderente ai fatti: c'è una persona che ha ucciso un'altra persona. La colpa non si redistribuisce.