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I lavoratori dello stabilimento ex Ilva di Cornigliano hanno sfondato l'ordine pubblico con una protesta senza precedenti. La notte scorsa, i sindacati Fim, Fiom e Uilm hanno dichiarato un'assemblea unitaria per valutare le forme di mobilitazione. La manifestazione è stata convocata per oggi alle 7 del mattino.
La protesta è nata a seguito del nuovo piano presentato dal governo che prevede il passaggio da 4.450 a 6.000 tute blu in cassa integrazione. I sindacati hanno rifiutato di accettare questa proposta, affermando che non è sufficiente e che servirebbe un intervento più ampio per spegnere gli stabilimenti del gruppo.
La situazione è molto critica, con il gruppo ex Ilva che perde circa due milioni di euro al giorno. Quest'anno, la produzione sarà inferiore a 2 milioni di tonnellate e solo l'altoforno Afo4 rimane in funzione.
I sindacati chiedono l'intervento della premier Giorgia Meloni e criticano l'operato del ministro delle Imprese. Il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, ha detto: «Urso ricorda la regina Maria Antonietta che quando le diceva “il popolo ha fame perché non ha pane” rispose “che mangino brioche”. Noi chiediamo al ministro Urso di tornare a lavorare e lui risponde “diamogli la formazione”».
La situazione è molto preoccupante e i sindacati sperano che vengano convocate delle riunioni con il governo per discutere della situazione. La manifestazione sarà monitorata da tutti i sindacati per garantire l'ordine pubblico.
Il Mimit ha detto che ci sarebbero altre offerte in campo, ma le voci sono più insistenti di pressare sul gruppo Arvedi. I sindacati sono convinti che l'ex Ilva non possa interessare ad alcun privato e che sia necessario un intervento delle società a partecipazione pubblica.
LaCig è in scadenza il 20 novembre, quando la cassa integrazione scadrà. I lavoratori sono preoccupati per il futuro della fabbrica e chiedono una soluzione immediata.
La protesta è nata a seguito del nuovo piano presentato dal governo che prevede il passaggio da 4.450 a 6.000 tute blu in cassa integrazione. I sindacati hanno rifiutato di accettare questa proposta, affermando che non è sufficiente e che servirebbe un intervento più ampio per spegnere gli stabilimenti del gruppo.
La situazione è molto critica, con il gruppo ex Ilva che perde circa due milioni di euro al giorno. Quest'anno, la produzione sarà inferiore a 2 milioni di tonnellate e solo l'altoforno Afo4 rimane in funzione.
I sindacati chiedono l'intervento della premier Giorgia Meloni e criticano l'operato del ministro delle Imprese. Il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, ha detto: «Urso ricorda la regina Maria Antonietta che quando le diceva “il popolo ha fame perché non ha pane” rispose “che mangino brioche”. Noi chiediamo al ministro Urso di tornare a lavorare e lui risponde “diamogli la formazione”».
La situazione è molto preoccupante e i sindacati sperano che vengano convocate delle riunioni con il governo per discutere della situazione. La manifestazione sarà monitorata da tutti i sindacati per garantire l'ordine pubblico.
Il Mimit ha detto che ci sarebbero altre offerte in campo, ma le voci sono più insistenti di pressare sul gruppo Arvedi. I sindacati sono convinti che l'ex Ilva non possa interessare ad alcun privato e che sia necessario un intervento delle società a partecipazione pubblica.
LaCig è in scadenza il 20 novembre, quando la cassa integrazione scadrà. I lavoratori sono preoccupati per il futuro della fabbrica e chiedono una soluzione immediata.