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Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, un'opera che promise di sostenere l'economia della Calabria e della Sicilia, si trova nuovamente in crisi. La Corte dei Conti ha deciso di non dare il via libera al progetto, evidenziando perplessità tecnico-procedurali. Questa decisione è una sconfitta per i sostenitori del progetto che avevano puntualizzato sui vantaggi economici e sulla sua sostenibilità.
Il problema, come sempre, è lo stesso: la mancanza di conoscenze scientifiche aggiornate. Il progetto era stato criticato anche dagli stessi esperti. Carlo Doglioni, geologo dell'Università La Sapienza a Roma e vicepresidente dell'Accademia dei Lincei, aveva già allarmato circa le criticità del progetto in un'intervista su Repubblica. Il problema è che il parametro di riferimento è lo scuotimento del terreno generato da un terremoto, che è difficile da quantificare e ha richiesto l'aggiornamento delle normative.
La situazione è ancora peggiore se si considera la geologia della Calabria. L'area è soggetta ad un allargamento di circa 3 mm all'anno a causa dell'alluvionamento del Stretto di Messina, che è causato da una zona tettonicamente attiva. Si chiede quindi perché questo fatto non sia stato tenuto in considerazione per il progetto.
La decisione della Corte dei Conti è un messaggio chiaro: i presupposti tecnici e procedurali del progetto non sono ancora adegustati. La politica deve ascoltare la comunità scientifica e prendere decisioni basate su conoscenze aggiornate, altrimenti il territorio e le persone rischiano di essere messi in pericolo.
La sconfitta del Ponte sullo Stretto è una sconfitta per l'Italia intera. È un segnale che la politica non prende seriously i problemi di geologia e di sicurezza. Bisogna cambiare questa mentalità se si vuole costruire progetti che sostenano il territorio e le persone, anziché metterli in pericolo.
Il problema, come sempre, è lo stesso: la mancanza di conoscenze scientifiche aggiornate. Il progetto era stato criticato anche dagli stessi esperti. Carlo Doglioni, geologo dell'Università La Sapienza a Roma e vicepresidente dell'Accademia dei Lincei, aveva già allarmato circa le criticità del progetto in un'intervista su Repubblica. Il problema è che il parametro di riferimento è lo scuotimento del terreno generato da un terremoto, che è difficile da quantificare e ha richiesto l'aggiornamento delle normative.
La situazione è ancora peggiore se si considera la geologia della Calabria. L'area è soggetta ad un allargamento di circa 3 mm all'anno a causa dell'alluvionamento del Stretto di Messina, che è causato da una zona tettonicamente attiva. Si chiede quindi perché questo fatto non sia stato tenuto in considerazione per il progetto.
La decisione della Corte dei Conti è un messaggio chiaro: i presupposti tecnici e procedurali del progetto non sono ancora adegustati. La politica deve ascoltare la comunità scientifica e prendere decisioni basate su conoscenze aggiornate, altrimenti il territorio e le persone rischiano di essere messi in pericolo.
La sconfitta del Ponte sullo Stretto è una sconfitta per l'Italia intera. È un segnale che la politica non prende seriously i problemi di geologia e di sicurezza. Bisogna cambiare questa mentalità se si vuole costruire progetti che sostenano il territorio e le persone, anziché metterli in pericolo.