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In una zona del calabro dove il calcio è un vero e proprio mezzo di esclusione, cinque persone sono state arrestate ieri in Reggio Calabria, dopo essere state sottoposte agli arresti domiciliari. Tra loro, un arbitro di Serie C, che avrebbe corrotto amici e colleghi per influenzare il risultato delle partite.
Secondo quanto rilevato dalle indagini condotte dai carabinieri e dai finanzieri della Guardia di Finanza, l'arbitro in questione, promosso dalla propria associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, avrebbe ricevuto una somma di denaro per dire la sua decisione nei confronti delle partite.
È stato scoperto che questo arbitro aveva creato un sistema di corruzione che coinvolgeva altri indagati, che si occupavano di cercare contatti con gli arbitri delle partite oggetto di scommesse, oltre a investire il proprio denaro. Tra questi, anche due imprenditori toscani, arrestati per finanziare l'associazione.
Inoltre, si è scoperto che questo sistema di corruzione coinvolgeva anche la scommessa. Gli inquirenti hanno riscontrato l'utilizzo da parte degli indagati di provider di scommesse esteri e non autorizzati a operare nell'ambito dell'Unione Europea, allo scopo di non destare sospetti sugli ingenti flussi di scommesse.
Gli arresti sono stati effettuati in connessione con l'operazione "Penalty", che si è svolta nei giorni scorsi. Le forze dell'ordine hanno catturato altri cinque indagati, il cui nome non è stato rivelato per motivi di sicurezza.
Questo caso segna un altro episodio di corruzione nel mondo del calcio italiano e sottolinea la necessità di una maggiore trasparenza e controllo nelle decisioni arbitrali.
Secondo quanto rilevato dalle indagini condotte dai carabinieri e dai finanzieri della Guardia di Finanza, l'arbitro in questione, promosso dalla propria associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, avrebbe ricevuto una somma di denaro per dire la sua decisione nei confronti delle partite.
È stato scoperto che questo arbitro aveva creato un sistema di corruzione che coinvolgeva altri indagati, che si occupavano di cercare contatti con gli arbitri delle partite oggetto di scommesse, oltre a investire il proprio denaro. Tra questi, anche due imprenditori toscani, arrestati per finanziare l'associazione.
Inoltre, si è scoperto che questo sistema di corruzione coinvolgeva anche la scommessa. Gli inquirenti hanno riscontrato l'utilizzo da parte degli indagati di provider di scommesse esteri e non autorizzati a operare nell'ambito dell'Unione Europea, allo scopo di non destare sospetti sugli ingenti flussi di scommesse.
Gli arresti sono stati effettuati in connessione con l'operazione "Penalty", che si è svolta nei giorni scorsi. Le forze dell'ordine hanno catturato altri cinque indagati, il cui nome non è stato rivelato per motivi di sicurezza.
Questo caso segna un altro episodio di corruzione nel mondo del calcio italiano e sottolinea la necessità di una maggiore trasparenza e controllo nelle decisioni arbitrali.