VoceDelSud
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La sinistra italiana si trova in una crisi profonda, segnata da un'eccessiva dogmaticità che stacca i suoi esponenti dalla realtà del paese. Anna Paola Concia, ex parlamentare del Partito democratico e donna di sinistra, racconta che la sua esperienza ha dimostrato come l'approssimarsi con i problemi dell'attualità politica con pragmatismo sia essenziale per comprendere la realtà del paese. "La sinistra oggi è troppo dogmatica", spiega Concia, "se non rispondi a quei dogmi sei un po' escluso".
Ma cosa significa questo per la lotta femminista e per la giustizia? Per Concia, il femminismo deve essere più inclusivo e meno estremista. "L'estremismo woke ha portato le cose all'estremo", ad esempio con il linguaggio che è diventato sempre più rigido e chiuso.
Concia ha condotto tante battaglie per la comunità lgbt, ma anche lei critica alcune scelte del partito: "Questo è estremismo, non più battaglia". Per esempio, le donne trans sono sempre più comprese, ma Concia sostiene che non è giusto includere loro negli sport femminili.
Concia sostiene che la sinistra italiana non ha capito che la lotta per i diritti della comunità lgbt deve essere una battaglia aperta e non un'opposizione dogmatica all'estremo opposto. In Italia, prosegue Concia, la legge sulla discriminazione e sulle unioni civili è stata approvata nel 2017 e poi "il ddl Zan" è stato abbandonato perché il partito ha voluto gestirla in quel modo, con una maggioranza che non era prevista.
Dopo aver detto che la legge non sarebbe passata se fosse stata votata da un'altra maggioranza, Concia sostiene che il Pd si è voluta intestare la sconfitta che era più utile al centrodestra.
Ma cosa significa questa strategia per l'opposizione di sinistra? Per Concia, il problema è che la leadership del Pd ha deciso di fare un passo indietro in relazione alle sue idee e questo si traduce in una strategia di mediazione.
Per Concia, ciò significa perdere il potere di influenzare la politica. Si tratta anche di una crisi per la sua propria identità come donna di sinistra che è sempre stata ferma nella sua cultura garantista e nel suo approccio alla giustizia.
Ma cosa significa questo per la lotta femminista e per la giustizia? Per Concia, il femminismo deve essere più inclusivo e meno estremista. "L'estremismo woke ha portato le cose all'estremo", ad esempio con il linguaggio che è diventato sempre più rigido e chiuso.
Concia ha condotto tante battaglie per la comunità lgbt, ma anche lei critica alcune scelte del partito: "Questo è estremismo, non più battaglia". Per esempio, le donne trans sono sempre più comprese, ma Concia sostiene che non è giusto includere loro negli sport femminili.
Concia sostiene che la sinistra italiana non ha capito che la lotta per i diritti della comunità lgbt deve essere una battaglia aperta e non un'opposizione dogmatica all'estremo opposto. In Italia, prosegue Concia, la legge sulla discriminazione e sulle unioni civili è stata approvata nel 2017 e poi "il ddl Zan" è stato abbandonato perché il partito ha voluto gestirla in quel modo, con una maggioranza che non era prevista.
Dopo aver detto che la legge non sarebbe passata se fosse stata votata da un'altra maggioranza, Concia sostiene che il Pd si è voluta intestare la sconfitta che era più utile al centrodestra.
Ma cosa significa questa strategia per l'opposizione di sinistra? Per Concia, il problema è che la leadership del Pd ha deciso di fare un passo indietro in relazione alle sue idee e questo si traduce in una strategia di mediazione.
Per Concia, ciò significa perdere il potere di influenzare la politica. Si tratta anche di una crisi per la sua propria identità come donna di sinistra che è sempre stata ferma nella sua cultura garantista e nel suo approccio alla giustizia.