VoceDiComo
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La portaerei Ford è arrivata nei Caraibi, sotto l'autorità del Comando Sudamericano. È una decisione che ha causato molta preoccupazione a Caracas, poiché il Venezuela ritiene che il presidente Trump voglia scatenare la guerra ai narcos.
Il dispositivo aeronavale, composto da unità con missili cruise e navi da assalto anfibio, può agire su molti livelli. Il primo è il contrasto degli scafi coinvolti nel traffico di droga: già 20 gli strike (anche nel Pacifico), almeno 70 i morti. È un'azione di pressione graduata ma che ha già provocato forti proteste.
La Colombia, dopo la morte di alcuni connazionali che erano a bordo dei battelli, ha interrotto la collaborazione diretta. Anche la Gran Bretagna ha preso le distanze annunciando uno stop allo scambio di informazioni di intelligence. Gesto significativo da parte dell'alleato più fedele.
Il secondo gradino è rappresentato dalle installazioni a terra dei trafficanti: le piste clandestine nelle regioni di Apure e Catatumbo, i laboratori per la coca, gli approdi lungo la costa.
Il terzo è più militare e in questo caso coinvolge i venezuelani. Nella mappa redatta dal quotidiano entrano le basi sulle isole La Ochila e Margarita, quindi la grande caserma El Libertador (definito il principale hub logistico) e il forte Tiuna, che ospita il ministero della Difesa.
Sono probabili incursioni per neutralizzare radar e scudo missilistico, una minaccia per i caccia. Caracas ha alcuni S 300 anti-aerei di produzione russa ed ha ricevuto di recente da Mosca sistemi Pantsir S1 e BUK M2E con analoga funzione.
C'è anche il nodo importante della legittimità della "campagna", con esperti di diritto internazionale decisi nel denunciare la violazione. Ma siamo ormai in un'epoca dove le regole sono spazzate via ad ogni latitudine.
La domanda è: qual è l'obiettivo finale di Trump? Molti ritengono che voglia la rimozione di Nicolas Maduro, mentre altri pensano che la sua mossa sia solo una manovra per controllare il Venezuela e bloccare il traffico di droga.
Il dispositivo aeronavale, composto da unità con missili cruise e navi da assalto anfibio, può agire su molti livelli. Il primo è il contrasto degli scafi coinvolti nel traffico di droga: già 20 gli strike (anche nel Pacifico), almeno 70 i morti. È un'azione di pressione graduata ma che ha già provocato forti proteste.
La Colombia, dopo la morte di alcuni connazionali che erano a bordo dei battelli, ha interrotto la collaborazione diretta. Anche la Gran Bretagna ha preso le distanze annunciando uno stop allo scambio di informazioni di intelligence. Gesto significativo da parte dell'alleato più fedele.
Il secondo gradino è rappresentato dalle installazioni a terra dei trafficanti: le piste clandestine nelle regioni di Apure e Catatumbo, i laboratori per la coca, gli approdi lungo la costa.
Il terzo è più militare e in questo caso coinvolge i venezuelani. Nella mappa redatta dal quotidiano entrano le basi sulle isole La Ochila e Margarita, quindi la grande caserma El Libertador (definito il principale hub logistico) e il forte Tiuna, che ospita il ministero della Difesa.
Sono probabili incursioni per neutralizzare radar e scudo missilistico, una minaccia per i caccia. Caracas ha alcuni S 300 anti-aerei di produzione russa ed ha ricevuto di recente da Mosca sistemi Pantsir S1 e BUK M2E con analoga funzione.
C'è anche il nodo importante della legittimità della "campagna", con esperti di diritto internazionale decisi nel denunciare la violazione. Ma siamo ormai in un'epoca dove le regole sono spazzate via ad ogni latitudine.
La domanda è: qual è l'obiettivo finale di Trump? Molti ritengono che voglia la rimozione di Nicolas Maduro, mentre altri pensano che la sua mossa sia solo una manovra per controllare il Venezuela e bloccare il traffico di droga.