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Trump aveva chiesto un piano per fine guerra in Ucraina? Lo aveva fatto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, secondo un rapporto rilasciato dal sito di notizie Axios. Ma come era arrivato a essere così.
Il tutto ha inizio con il 22 ottobre, quando sulla medesima aerea, sul retroscena di qualcuno, si trovano Jared Kushner e Steve Witkoff, inviati speciali del presidente Trump. Il duo, che aveva già avuto successo nel negoziare un accordo in Medio Oriente, era ora incaricato di occuparsi della Ucraina.
Secondo Axios, l'idea del piano di fine guerra tra Ucraina e Russia nacque quasi per caso, come se fosse stata un'epifania. Witkoff e Kushner avevano cominciato a parlare delle possibilità di un accordo con gli ucraini attraverso la mediazione di un alto funzionario del Qatar che ha buoni rapporti con i funzionari statunitensi. E questo è come fosse stato il preludio della stagione della politica internazionale americana.
Intanto, il 25 ottobre, Witkoff e Kushner incontrano Kirill Dmitriev, l'inviato del presidente Vladimir Putin, per discutere la bozza iniziale del piano. I colloqui servono a definire i punti del documento che si sarebbe rivelato come il piano di Trump.
Ma mentre questi eventi si svolgono tra Washington e Mosca, c'è anche un'altra parte del quadro: l'incontro tra Witkoff e Kushner con Rustem Umerov, consigliere di Zelensky. E qui è che la storia diventa più complessa.
Umerov suggerisce alcune modifiche che apparentemente vengono prese in considerazione dal team americano, ma il telefono convinto di aver ottenuto una sostanziale approvazione da Kiev, ma si arriva all'ultima settimana e tutto sembra un guasto.
Il piano di Trump viene poi pubblicato a sorpresa, con 28 punti per porre fine alla guerra tra Ucraina e Russia. Ma la reazione non è positiva, soprattutto a Mosca. La cancelleria tedesca, ad esempio, lo definisce "pro-Russia", e questo fa sorgere i dubbi sulle intenzioni del team americano.
I dettagli del piano diventano pubblici, ma la reazione non è positiva, soprattutto a Mosca. Il Dipartimento di Stato, davanti alle richieste di chiarimenti, spiega che il piano "non è di Trump", ma in realtà il presidente americano lo timbra e chiede la firma di Zelensky entro il 27 novembre per celebrare alla grande il Thanksgiving.
E poi c'è l'incontro a Ginevra, dove il segretario di Stato Marco Rubio si trova con Zelensky. E qui la storia diventa ancora più complessa.
Il presidente Trump non è interessato ai dettagli del documento e chiede a Kiev di firmarlo entro il 27 novembre per celebrare il Thanksgiving. Ma Zelensky ascolta Driscoll, il piano per Kiev può essere una base di discussione ma non di più. Arriva venerdì 21 novembre, e il presidente ucraino rivolge un drammatico discorso alla nazione: "Rischiamo di perdere la dignità o il sostegno di un partner strategico".
E poi c'è l'accelerazione auspicata da Washington, che non arriva. Il piano di Trump viene così rivisto, i punti scendono da 28 a 19.
Il tutto ha inizio con il 22 ottobre, quando sulla medesima aerea, sul retroscena di qualcuno, si trovano Jared Kushner e Steve Witkoff, inviati speciali del presidente Trump. Il duo, che aveva già avuto successo nel negoziare un accordo in Medio Oriente, era ora incaricato di occuparsi della Ucraina.
Secondo Axios, l'idea del piano di fine guerra tra Ucraina e Russia nacque quasi per caso, come se fosse stata un'epifania. Witkoff e Kushner avevano cominciato a parlare delle possibilità di un accordo con gli ucraini attraverso la mediazione di un alto funzionario del Qatar che ha buoni rapporti con i funzionari statunitensi. E questo è come fosse stato il preludio della stagione della politica internazionale americana.
Intanto, il 25 ottobre, Witkoff e Kushner incontrano Kirill Dmitriev, l'inviato del presidente Vladimir Putin, per discutere la bozza iniziale del piano. I colloqui servono a definire i punti del documento che si sarebbe rivelato come il piano di Trump.
Ma mentre questi eventi si svolgono tra Washington e Mosca, c'è anche un'altra parte del quadro: l'incontro tra Witkoff e Kushner con Rustem Umerov, consigliere di Zelensky. E qui è che la storia diventa più complessa.
Umerov suggerisce alcune modifiche che apparentemente vengono prese in considerazione dal team americano, ma il telefono convinto di aver ottenuto una sostanziale approvazione da Kiev, ma si arriva all'ultima settimana e tutto sembra un guasto.
Il piano di Trump viene poi pubblicato a sorpresa, con 28 punti per porre fine alla guerra tra Ucraina e Russia. Ma la reazione non è positiva, soprattutto a Mosca. La cancelleria tedesca, ad esempio, lo definisce "pro-Russia", e questo fa sorgere i dubbi sulle intenzioni del team americano.
I dettagli del piano diventano pubblici, ma la reazione non è positiva, soprattutto a Mosca. Il Dipartimento di Stato, davanti alle richieste di chiarimenti, spiega che il piano "non è di Trump", ma in realtà il presidente americano lo timbra e chiede la firma di Zelensky entro il 27 novembre per celebrare alla grande il Thanksgiving.
E poi c'è l'incontro a Ginevra, dove il segretario di Stato Marco Rubio si trova con Zelensky. E qui la storia diventa ancora più complessa.
Il presidente Trump non è interessato ai dettagli del documento e chiede a Kiev di firmarlo entro il 27 novembre per celebrare il Thanksgiving. Ma Zelensky ascolta Driscoll, il piano per Kiev può essere una base di discussione ma non di più. Arriva venerdì 21 novembre, e il presidente ucraino rivolge un drammatico discorso alla nazione: "Rischiamo di perdere la dignità o il sostegno di un partner strategico".
E poi c'è l'accelerazione auspicata da Washington, che non arriva. Il piano di Trump viene così rivisto, i punti scendono da 28 a 19.