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Per onorare la ricorrenza del 1° maggio, che segna il capodanno dei lavoratori, si può esplorare come l'arte e la creatività abbiano dato vita a numerose opere straordinarie. Tra queste figura di rilievo il maestro dei costumi Luigi Sapelli, noto universalmente con lo pseudonimo Caramba. Nato nel 1865 a Pinerolo e scomparso a Milano nel 1936, Sapelli riusciva a creare costumi teatrali di incredibile bellezza.
Ma Sapelli era più che un semplice costumista, rappresentava una figura rivoluzionaria per il proprio mestiere. Infatti, riusciva a trasformare la stoffa in qualcosa di magico e straordinario, creando un'esperienza totale per lo spettatore, che non si limitava a indossare un abito, ma diventava il personaggio stesso.
Per celebrare questa ricorrenza, a Torino potrai ammirare una quarantina di costumi scelti dalla vasta collezione Devalle. Questi costumi rappresentano alcuni pezzi iconici del lavoro di Caramba, tra cui preziosi esemplari per il dramma d'annunziano "Parisina" e per la prima della "Turandot" del 1926 con la direzione di Toscanini alla Scala di Milano. Inoltre, potrai ammirare i costumi rinascimentali realizzati con i preziosi velluti di Mariano Fortuny e quelli firmati da Gino Carlo Sensani nel film del 1941 "La corona di ferro" di Alessandro Blasetti.
Ma Sapelli era più che un semplice costumista, rappresentava una figura rivoluzionaria per il proprio mestiere. Infatti, riusciva a trasformare la stoffa in qualcosa di magico e straordinario, creando un'esperienza totale per lo spettatore, che non si limitava a indossare un abito, ma diventava il personaggio stesso.
Per celebrare questa ricorrenza, a Torino potrai ammirare una quarantina di costumi scelti dalla vasta collezione Devalle. Questi costumi rappresentano alcuni pezzi iconici del lavoro di Caramba, tra cui preziosi esemplari per il dramma d'annunziano "Parisina" e per la prima della "Turandot" del 1926 con la direzione di Toscanini alla Scala di Milano. Inoltre, potrai ammirare i costumi rinascimentali realizzati con i preziosi velluti di Mariano Fortuny e quelli firmati da Gino Carlo Sensani nel film del 1941 "La corona di ferro" di Alessandro Blasetti.