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La violenza sessuale in Italia: un passo avanti nella lotta contro i femminicidi. Il governo, sotto la guida di Giorgia Meloni e la segretaria del Pd Elly Schlein, ha trovato un accordo bipartisan sulla legge che modifica il codice penale in materia di violenza sessuale. La nuova normativa, approvata all'unanimità in Commissione giustizia, prevede la reclusione dai 6 ai 12 anni per chiunque "fa compiere o subire atti sessuali a un'altra persona" senza il consenso libero e attuale.
Il "consenso libero" entra così nel codice penale come elemento chiave per distinguere un atto sessuale da una violenza sessuale. Deve essere "libero" e "attuale", ossia reso palese nel momento in cui il rapporto si verifica. Si tratta di una stretta normativa che consentirà di riscrivere un'intera giurisprudenza sui reati di violenza.
Ma le novità non finiscono qui. Nella riformulazione del 609-bis, grazie all'accordo tra Meloni e Schlein e al conseguente clima bipartisan che si è instaurato nella commissione Giustizia di Montecitorio, è stata inserita un'altra modifica di peso. Alla reclusione dai sei ai dodici anni, andrà incontro non solo chi costringe un'altra persona ad avere un rapporto sessuale "con violenza, minaccia o mediante abuso di autorità" o "abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica", ma anche chi si approfitta della condizione di "particolare vulnerabilità" della persona offesa.
Dunque, il perimetro della violenza sessuale viene ampliato nel disegno di legge in questione. Che cosa significa, in concreto? Che da adesso in poi, per fare un esempio, un uomo che costringe una donna ad avere un rapporto sessuale facendo leva su uno stato emotivo, economico o psicologico più fragile rischia il carcere.
L'emendamento, frutto del lavoro dietro le quinte di Meloni e Schlein, sarà votato già all'inizio della prossima settimana dall'aula della Camera. Schlein e Meloni non hanno certo deposto le "armi" e lo scontro tra la leader della maggioranza e quella dell'opposizione andrà avanti come sempre, ma è vero che su questo delicato argomento sia la premier che la segretaria Pd non hanno mai voluto accettare la logica del "muro contro muro". Sul tema della violenza sessuale, infatti, le due si confrontano da tempo e i colloqui tra loro, anche in passato, sono stati molteplici. "È un argomento in cui non possono prevalere logiche di schieramento", è il ragionamento di entrambe.
La nuova legge sulla violenza sessuale è un passo avanti nella lotta contro i femminicidi, che hanno raggiunto un'epidemia negli ultimi anni. La legge, approvata all'unanimità in Commissione giustizia, prevede pene più severe per chi commette violenze sessuali e cerca di proteggere le vittime di questi reati. Ma è solo il primo passo. La lotta contro la violenza sessuale richiede una continua attenzione e un impegno bipartisan per garantire che le donne siano sempre protette e giuste.
Il "consenso libero" entra così nel codice penale come elemento chiave per distinguere un atto sessuale da una violenza sessuale. Deve essere "libero" e "attuale", ossia reso palese nel momento in cui il rapporto si verifica. Si tratta di una stretta normativa che consentirà di riscrivere un'intera giurisprudenza sui reati di violenza.
Ma le novità non finiscono qui. Nella riformulazione del 609-bis, grazie all'accordo tra Meloni e Schlein e al conseguente clima bipartisan che si è instaurato nella commissione Giustizia di Montecitorio, è stata inserita un'altra modifica di peso. Alla reclusione dai sei ai dodici anni, andrà incontro non solo chi costringe un'altra persona ad avere un rapporto sessuale "con violenza, minaccia o mediante abuso di autorità" o "abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica", ma anche chi si approfitta della condizione di "particolare vulnerabilità" della persona offesa.
Dunque, il perimetro della violenza sessuale viene ampliato nel disegno di legge in questione. Che cosa significa, in concreto? Che da adesso in poi, per fare un esempio, un uomo che costringe una donna ad avere un rapporto sessuale facendo leva su uno stato emotivo, economico o psicologico più fragile rischia il carcere.
L'emendamento, frutto del lavoro dietro le quinte di Meloni e Schlein, sarà votato già all'inizio della prossima settimana dall'aula della Camera. Schlein e Meloni non hanno certo deposto le "armi" e lo scontro tra la leader della maggioranza e quella dell'opposizione andrà avanti come sempre, ma è vero che su questo delicato argomento sia la premier che la segretaria Pd non hanno mai voluto accettare la logica del "muro contro muro". Sul tema della violenza sessuale, infatti, le due si confrontano da tempo e i colloqui tra loro, anche in passato, sono stati molteplici. "È un argomento in cui non possono prevalere logiche di schieramento", è il ragionamento di entrambe.
La nuova legge sulla violenza sessuale è un passo avanti nella lotta contro i femminicidi, che hanno raggiunto un'epidemia negli ultimi anni. La legge, approvata all'unanimità in Commissione giustizia, prevede pene più severe per chi commette violenze sessuali e cerca di proteggere le vittime di questi reati. Ma è solo il primo passo. La lotta contro la violenza sessuale richiede una continua attenzione e un impegno bipartisan per garantire che le donne siano sempre protette e giuste.