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"Scontro tra il Garante della privacy e i giornalisti": la censura potrebbe essere alle porte.
Agostino Ghiglia, membro del Garante per la protezione dei dati personali, ha inviato una mail di diffida alla redazione di Report, richiedendo la cancellazione dei contenuti dai social e la non trasmissione in tv di un servizio che riguarda sua vita privata. Il conduttore Sigfrido Ranucci respinge con forza le accuse: "Non c'è stato nessun materiale trafugato né intrusioni informatiche, ma si tratta di mettere un bavaglio. È gravissimo, perché si tratta di un'interruzione di servizio pubblico".
Ma cosa ci fa Ghiglia, in quanto Garante della privacy? Qual è l'accusa più grave che gli rivolge il conduttore? E quali le reazioni dei politici e degli addetti ai posti?
Il problema è che la puntata dovrebbe andare regolarmente in onda, nonostante la diffida. Secondo quanto si apprende, la mail inviata da Ghiglia è stata sottoposta agli uffici legali dell'azienda che non hanno ravvisato elementi per impedire la messa in onda, in assenza di interventi in tal senso dell'autorità giudiziaria. Inoltre, lo stop alla trasmissione - fanno notare fonti citate dall'Ansa - oltre che a dare adito ad accuse di censura, procurerebbe un danno in termini economici per l'azienda.
E arrivano, durissime, anche le prime reazioni politiche. "La diffida di Ghiglia è un fatto gravissimo, un tentativo di mettere a tacere la libera informazione", dichiara Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra. "Se le inchieste giornalistiche possono essere bloccate preventivamente, viene meno un pilastro della democrazia. Il Garante non può trasformarsi in uno strumento di intimidazione: Ghiglia e i vertici dell’Authority devono dimettersi immediatamente".
Sulla stessa linea Sandro Ruotolo, responsabile Informazione del Partito Democratico: "Ci provano in tutti i modi a bloccare Report. Come possiamo fidarci di un’Autorità di garanzia dopo quanto emerso? Ogni decisione sarà segnata da un’ombra. Questo è uno spartiacque - aggiunge - e chi è coinvolto deve trarne le conseguenze: le dimissioni sono l’unica via per restituire fiducia nelle istituzioni e nella democrazia".
Agostino Ghiglia, membro del Garante per la protezione dei dati personali, ha inviato una mail di diffida alla redazione di Report, richiedendo la cancellazione dei contenuti dai social e la non trasmissione in tv di un servizio che riguarda sua vita privata. Il conduttore Sigfrido Ranucci respinge con forza le accuse: "Non c'è stato nessun materiale trafugato né intrusioni informatiche, ma si tratta di mettere un bavaglio. È gravissimo, perché si tratta di un'interruzione di servizio pubblico".
Ma cosa ci fa Ghiglia, in quanto Garante della privacy? Qual è l'accusa più grave che gli rivolge il conduttore? E quali le reazioni dei politici e degli addetti ai posti?
Il problema è che la puntata dovrebbe andare regolarmente in onda, nonostante la diffida. Secondo quanto si apprende, la mail inviata da Ghiglia è stata sottoposta agli uffici legali dell'azienda che non hanno ravvisato elementi per impedire la messa in onda, in assenza di interventi in tal senso dell'autorità giudiziaria. Inoltre, lo stop alla trasmissione - fanno notare fonti citate dall'Ansa - oltre che a dare adito ad accuse di censura, procurerebbe un danno in termini economici per l'azienda.
E arrivano, durissime, anche le prime reazioni politiche. "La diffida di Ghiglia è un fatto gravissimo, un tentativo di mettere a tacere la libera informazione", dichiara Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra. "Se le inchieste giornalistiche possono essere bloccate preventivamente, viene meno un pilastro della democrazia. Il Garante non può trasformarsi in uno strumento di intimidazione: Ghiglia e i vertici dell’Authority devono dimettersi immediatamente".
Sulla stessa linea Sandro Ruotolo, responsabile Informazione del Partito Democratico: "Ci provano in tutti i modi a bloccare Report. Come possiamo fidarci di un’Autorità di garanzia dopo quanto emerso? Ogni decisione sarà segnata da un’ombra. Questo è uno spartiacque - aggiunge - e chi è coinvolto deve trarne le conseguenze: le dimissioni sono l’unica via per restituire fiducia nelle istituzioni e nella democrazia".