ItaliaPensante
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Il generale francese Fabien Mandon ha lanciato un'avvertimento cupo: "Vogliamo soffrire per proteggere ciò che siamo". Ma quali sono i nostri figli? Chi pagherà il prezzo della guerra se la Russia continuerà a considerarci avversari esistenziali? La Francia, un Paese segnato dalle memorie della Prima e della Seconda guerra mondiale, non è più disposta a parlare di sacrifici di sangue senza una mobilitazione generale?
L'alto comando militare francese insiste sulla necessità di prepararsi psicologicamente, ma la società civile sembra respingere l'idea stessa che la guerra possa tornare a lambire il territorio europeo. E cosa ci aspettiamo da una Francia che ha incrementato la spesa per la difesa e punta a rafforzare capacità industriali, armamenti e mezzi per la deterrenza?
Il linguaggio della fermezza rischia di diventare un'illusione, ma qual è il punto di non ritorno? Quando i nostri figli potrebbero essere chiamati al fronte, senza un mandato politico chiaro? Come conciliare l'obbligo di difendere l'Europa con la paura che la storia possa tornare a chiedere sacrifici che si credevano superati?
Il governo francese ha cercato di raffreddare la tempesta, spiegando che i soldati francesi già in servizio non andranno a combattere e morire in Ucraina. Ma questo chiarimento netto non sembra bastare per calmare le acque. La tensione profonda emersa dalle parole del generale Mandon suggerisce che la Francia è ancora lontana dalla verità: la guerra possiede un potere ossessivo e devastante, e solo una mobilitazione generale può scioglierne il veleno.
La questione resta aperta, mentre la Francia si prepara a affrontare scenari estremi. Ma cosa ci aspettiamo da una nazione che ha imparato le lezioni della storia? La risposta è semplice: non ci aspettiamo nulla di buono.
L'alto comando militare francese insiste sulla necessità di prepararsi psicologicamente, ma la società civile sembra respingere l'idea stessa che la guerra possa tornare a lambire il territorio europeo. E cosa ci aspettiamo da una Francia che ha incrementato la spesa per la difesa e punta a rafforzare capacità industriali, armamenti e mezzi per la deterrenza?
Il linguaggio della fermezza rischia di diventare un'illusione, ma qual è il punto di non ritorno? Quando i nostri figli potrebbero essere chiamati al fronte, senza un mandato politico chiaro? Come conciliare l'obbligo di difendere l'Europa con la paura che la storia possa tornare a chiedere sacrifici che si credevano superati?
Il governo francese ha cercato di raffreddare la tempesta, spiegando che i soldati francesi già in servizio non andranno a combattere e morire in Ucraina. Ma questo chiarimento netto non sembra bastare per calmare le acque. La tensione profonda emersa dalle parole del generale Mandon suggerisce che la Francia è ancora lontana dalla verità: la guerra possiede un potere ossessivo e devastante, e solo una mobilitazione generale può scioglierne il veleno.
La questione resta aperta, mentre la Francia si prepara a affrontare scenari estremi. Ma cosa ci aspettiamo da una nazione che ha imparato le lezioni della storia? La risposta è semplice: non ci aspettiamo nulla di buono.