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La povertà assoluta nel nostro Paese cresce senza sosta. Negli ultimi dieci anni si è registrata un'ulteriore espansione della povertà, che sembra essere diventata una realtà consolidata. Le famiglie indigenti sono aumentate del 43,3%, come attestano i dati dell'Istat. Chi entra nella povertà fa sempre più fatica a uscirne, mentre nuove fasce di popolazione vi scivolano dentro.
Il patrimonio delle famiglie italiane si distribuisce in maniera sempre più diseguale, con un aumento del 50% dei patrimoni dei 50.000 adulti più ricchi, mentre quello dei 25 milioni di italiani più poveri si è ridotto di oltre tre volte. Questo significa che la distanza tra chi ha molto e chi ha poco si sta allargando sempre di più.
La povertà diventa un fenomeno cumulativo e interconnesso, come sostiene Caritas. Le persone che chiedono aiuto spesso sperimentano mancanza di abitazione, problemi legati alla salute mentale, dipendenze, povertà educativa e culturale, perdita di autosufficienza, condizione migratoria irregolare, svantaggi connessi alla detenzione, violenze e abuso. Inoltre, i salari reali in Italia restano inferiori del 7,5% rispetto all'inizio del 2021.
Il problema delle disuguaglianze di reddito è ancora più grave quando si considera la distribuzione globale dei redditi. La maggior parte delle lavoratrici e dei lavoratori italiani con redditi medio bassi si trova al di sotto della media mondiale, il che significa che le loro famiglie hanno difficoltà a tenersi in piedi economicamente.
La tassazione effettiva sulle eredità e i doni è diminuita negli ultimi anni, superando il 15% dei redditi nazionali. Questo significa che la ricchezza di origine familiare influenza sempre più i destini dei figli. Il capitalismo patrimoniale sta emergendo come una forma di economia in cui la ricchezza di origine familiare determina sempre più le opportunità.
In sintesi, la povertà assoluta è un problema che sembra essere diventato sempre più radicato e complesso. Le disuguaglianze di reddito e la distribuzione della ricchezza stanno aumentando senza sosta, il che significa che le famiglie indigenti sono sempre più vulnerabili e che le opportunità per chi ha poco sono limitate.
Il patrimonio delle famiglie italiane si distribuisce in maniera sempre più diseguale, con un aumento del 50% dei patrimoni dei 50.000 adulti più ricchi, mentre quello dei 25 milioni di italiani più poveri si è ridotto di oltre tre volte. Questo significa che la distanza tra chi ha molto e chi ha poco si sta allargando sempre di più.
La povertà diventa un fenomeno cumulativo e interconnesso, come sostiene Caritas. Le persone che chiedono aiuto spesso sperimentano mancanza di abitazione, problemi legati alla salute mentale, dipendenze, povertà educativa e culturale, perdita di autosufficienza, condizione migratoria irregolare, svantaggi connessi alla detenzione, violenze e abuso. Inoltre, i salari reali in Italia restano inferiori del 7,5% rispetto all'inizio del 2021.
Il problema delle disuguaglianze di reddito è ancora più grave quando si considera la distribuzione globale dei redditi. La maggior parte delle lavoratrici e dei lavoratori italiani con redditi medio bassi si trova al di sotto della media mondiale, il che significa che le loro famiglie hanno difficoltà a tenersi in piedi economicamente.
La tassazione effettiva sulle eredità e i doni è diminuita negli ultimi anni, superando il 15% dei redditi nazionali. Questo significa che la ricchezza di origine familiare influenza sempre più i destini dei figli. Il capitalismo patrimoniale sta emergendo come una forma di economia in cui la ricchezza di origine familiare determina sempre più le opportunità.
In sintesi, la povertà assoluta è un problema che sembra essere diventato sempre più radicato e complesso. Le disuguaglianze di reddito e la distribuzione della ricchezza stanno aumentando senza sosta, il che significa che le famiglie indigenti sono sempre più vulnerabili e che le opportunità per chi ha poco sono limitate.