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Il Comitato del "No" alla riforma della giustizia si è finalmente messo in moto, con Enrico Grosso come presidente onorario. L'avvocato e professore ordinario di diritto costituzionale all'Università di Torino sarà il volto esterno della lotta contro la separazione delle carriere. Grosso, figlio del noto giurista Carlo Grosso, è già stato coinvolto in numerose cause giudiziarie e ha ricoperto importanti ruoli all'interno del sistema giuridico.
La sfida sarà probabilmente lottata all'ultimo voto, senza prevedere alcun quorum. Ecco perché sarà fondamentale convincere gli italiani a votare, in un Paese dove l'astensionismo è diventato il primo partito politico. Gli indecisi dovranno prendere una decisione che sia a favore o contro il provvedimento voluto dal ministro Carlo Nordio.
L'Associazione Nazionale dei Magistrati si è già schierata fermamente contro la riforma, con lo slogan "Sulla riforma della magistratura è giusto dire no". L'Assemblea generale dell'Anm ha visto intervenire magistrati come Nicola Gratteri, che hanno espresso le loro preoccupazioni sulla separazione delle carriere. Il ddl costituzionale Nordio stabilisce che la magistratura sia un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere.
Il presidente del Comitato del "No", Cesare Parodi, assicura di non fare una battaglia politica, ma di difendersi dei valori costituzionali a cui credono. Tuttavia, è probabile che la lotta si concentrerà sul contrasto con il governo Meloni piuttosto che sui contenuti della norma costituzionale.
Il governo Meloni ha già dimostrato di non essere disposto a compromettersi con le preoccupazioni dei magistrati e delle forze delordine. L'attentato esplosivo nei pressi dell'abitazione di Sigfrido Ranucci, accolto da una standing ovation dalla platea, è stato un esempio eloquente della tensione che si sta creando in questo momento.
La riforma della giustizia è diventata un tema estremamente sensibile e polarizzante. Il Comitato del "No" dovrà lavorare duramente per convincere gli italiani a votare e a prendere una decisione che tenga conto dei valori costituzionali.
La sfida sarà probabilmente lottata all'ultimo voto, senza prevedere alcun quorum. Ecco perché sarà fondamentale convincere gli italiani a votare, in un Paese dove l'astensionismo è diventato il primo partito politico. Gli indecisi dovranno prendere una decisione che sia a favore o contro il provvedimento voluto dal ministro Carlo Nordio.
L'Associazione Nazionale dei Magistrati si è già schierata fermamente contro la riforma, con lo slogan "Sulla riforma della magistratura è giusto dire no". L'Assemblea generale dell'Anm ha visto intervenire magistrati come Nicola Gratteri, che hanno espresso le loro preoccupazioni sulla separazione delle carriere. Il ddl costituzionale Nordio stabilisce che la magistratura sia un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere.
Il presidente del Comitato del "No", Cesare Parodi, assicura di non fare una battaglia politica, ma di difendersi dei valori costituzionali a cui credono. Tuttavia, è probabile che la lotta si concentrerà sul contrasto con il governo Meloni piuttosto che sui contenuti della norma costituzionale.
Il governo Meloni ha già dimostrato di non essere disposto a compromettersi con le preoccupazioni dei magistrati e delle forze delordine. L'attentato esplosivo nei pressi dell'abitazione di Sigfrido Ranucci, accolto da una standing ovation dalla platea, è stato un esempio eloquente della tensione che si sta creando in questo momento.
La riforma della giustizia è diventata un tema estremamente sensibile e polarizzante. Il Comitato del "No" dovrà lavorare duramente per convincere gli italiani a votare e a prendere una decisione che tenga conto dei valori costituzionali.