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Un avvocato milanese ha commesso un reato grave: ha utilizzato l'intelligenza artificiale per scrivere il suo ricorso al Tar della Lombardia, generando casi giudiziari non esistenti e commettendo errori che sono sfuggiti all'attenzione dei giudici. Il fatto è stato segnalato al suo Ordine e ora l'avvocato si trova in una situazione difficile.
Il presidente della V sezione del Tar, Stefano Mielli, ha affermato che la condotta dell'avvocato costituisce una violazione del dovere di comportarsi con lealtà e probità in giudizio. I giudici hanno censurato il ricorso, affermando che l'avvocato è stato processualmente sleale nel riportare casi e precedenti giuridici non pertinenti o addirittura inesistenti.
La condotta dell'avvocato introduce elementi potenzialmente idonei ad influenzare il contraddittorio processuale e la fase decisoria verso un percorso non corretto, rendendo inutilmente gravosa a giudici e controparti l'attività di controllo della giurisprudenza citata e dei principi apparentemente affermati.
L'Ordine degli avvocati di Milano procederà presto a inviare gli atti presso il Consiglio distrettuale di disciplina, che potrebbero arrivare le prime sanzioni e/o censure. Il fatto è un preavviso per tutti gli avvocati italiani: utilizzare l'intelligenza artificiale per scrivere documenti giuridici non è accettabile.
Il caso del Tar della Lombardia è solo il più recente episodio di una pratica ormai consolidata tra alcuni avvocati, che utilizzano strumenti tecnologici per evitare fatiche e tempo. Ma questo è un errore grave, che può avere conseguenze serie per la propria carriera e per la reputazione dell'Ordine degli avvocati.
I giudici del Tar della Lombardia hanno dimostrato una grande attenzione alle esigenze di un processo giusto e equo. Non tollerano che gli avvocati utilizzino strumenti tecnologici per cercare vantaggi personali, ma piuttosto che si comportino con onestà e rispetto della legge.
Il presidente della V sezione del Tar, Stefano Mielli, ha affermato che la condotta dell'avvocato costituisce una violazione del dovere di comportarsi con lealtà e probità in giudizio. I giudici hanno censurato il ricorso, affermando che l'avvocato è stato processualmente sleale nel riportare casi e precedenti giuridici non pertinenti o addirittura inesistenti.
La condotta dell'avvocato introduce elementi potenzialmente idonei ad influenzare il contraddittorio processuale e la fase decisoria verso un percorso non corretto, rendendo inutilmente gravosa a giudici e controparti l'attività di controllo della giurisprudenza citata e dei principi apparentemente affermati.
L'Ordine degli avvocati di Milano procederà presto a inviare gli atti presso il Consiglio distrettuale di disciplina, che potrebbero arrivare le prime sanzioni e/o censure. Il fatto è un preavviso per tutti gli avvocati italiani: utilizzare l'intelligenza artificiale per scrivere documenti giuridici non è accettabile.
Il caso del Tar della Lombardia è solo il più recente episodio di una pratica ormai consolidata tra alcuni avvocati, che utilizzano strumenti tecnologici per evitare fatiche e tempo. Ma questo è un errore grave, che può avere conseguenze serie per la propria carriera e per la reputazione dell'Ordine degli avvocati.
I giudici del Tar della Lombardia hanno dimostrato una grande attenzione alle esigenze di un processo giusto e equo. Non tollerano che gli avvocati utilizzino strumenti tecnologici per cercare vantaggi personali, ma piuttosto che si comportino con onestà e rispetto della legge.