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In una giornata convulsa che ha lasciato segni indelebili nella comunità sportiva italiana, la morte di Raffaele Marianella, un uomo di 65 anni ucciso da una mattonata lanciata sul bus dei tifosi del Pistoia Basket, non sembra aver tolto il sussurro di scandalo che si sta accumulando intorno a questo atto di violenza.
La Procura di Rieti, che ha iniziato a indagare sull'omicidio, si muove con fermezza, mentre la giustizia sportiva cerca di dare un segnale di stop immediato alla piazza reatina. Il Consiglio federale della Federazione italiana pallacanestro ha convocato d'urgenza, in quanto il Tribunale federale chiede il segno di fermata alla partita.
Tutto il mondo del basket è sotto choc, e un minuto di silenzio sarà osservato su tutti i campi la prossima domenica. Ma è troppo tardi per gli altri. I rituali disordini a fine partita; il lancio a tradimento di pietre e mattoni (nonostante la programmata scorta della polizia); la tragedia. Una dinamica folle che ha lasciato il senso del silenzio.
Purtroppo, i tifosi non sono sempre i più innocui. “I tifosi sono quelli che si divertono, questi sono assassini e farabutti. Non possiamo che stigmatizzare, il basket è uno sport e lo sport deve essere gioia e vita. Purtroppo stavolta non lo è stato”, commenta Gianni Petrucci, presidente federale.
Anche la politica si è unita a condannare questo atto di violenza: “Basta il gesto di uno per inquinare il lavoro di tutti – afferma Luca Banchi, c.t. del Pistoia Basket”. E i politici non sembrano avere pietà: il presidente del Coni Luciano Buonfiglio chiede un forte segnale contro le logiche delinquenziali.
Ma cosa ci fa questo atto di violenza nel mondo dello sport? Andrea Abodi, ministro dell'Interno, lamenta “infiltrazioni criminali di teppisti che diventano assassini e che non possono essere definiti tifosi”. E il presidente della Camera Lorenzo Fontana parla di “inaudita gravità” di questo gesto.
Tutti sembrano assediati da un'epidemia di violenza, ma chi è responsabile? Dove siamo noi? Come possiamo fermare questo atto di violenza che colpisce il nostro sport e la nostra società?
La Procura di Rieti, che ha iniziato a indagare sull'omicidio, si muove con fermezza, mentre la giustizia sportiva cerca di dare un segnale di stop immediato alla piazza reatina. Il Consiglio federale della Federazione italiana pallacanestro ha convocato d'urgenza, in quanto il Tribunale federale chiede il segno di fermata alla partita.
Tutto il mondo del basket è sotto choc, e un minuto di silenzio sarà osservato su tutti i campi la prossima domenica. Ma è troppo tardi per gli altri. I rituali disordini a fine partita; il lancio a tradimento di pietre e mattoni (nonostante la programmata scorta della polizia); la tragedia. Una dinamica folle che ha lasciato il senso del silenzio.
Purtroppo, i tifosi non sono sempre i più innocui. “I tifosi sono quelli che si divertono, questi sono assassini e farabutti. Non possiamo che stigmatizzare, il basket è uno sport e lo sport deve essere gioia e vita. Purtroppo stavolta non lo è stato”, commenta Gianni Petrucci, presidente federale.
Anche la politica si è unita a condannare questo atto di violenza: “Basta il gesto di uno per inquinare il lavoro di tutti – afferma Luca Banchi, c.t. del Pistoia Basket”. E i politici non sembrano avere pietà: il presidente del Coni Luciano Buonfiglio chiede un forte segnale contro le logiche delinquenziali.
Ma cosa ci fa questo atto di violenza nel mondo dello sport? Andrea Abodi, ministro dell'Interno, lamenta “infiltrazioni criminali di teppisti che diventano assassini e che non possono essere definiti tifosi”. E il presidente della Camera Lorenzo Fontana parla di “inaudita gravità” di questo gesto.
Tutti sembrano assediati da un'epidemia di violenza, ma chi è responsabile? Dove siamo noi? Come possiamo fermare questo atto di violenza che colpisce il nostro sport e la nostra società?