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Il caso Piersanti Mattarella: un esempio di come la memoria possa essere manipolata per nascondere la verità. L'ex prefetto Filippo Piritore, accusato di depistaggio e di aver contribuito a far perdere le tracce del guanto in pelle lasciato il 6 gennaio del 1980 nella Fiat 127 usata per la fuga da uno dei killer del presidente della Regione, è stato arrestato dopo un'interrogazione preventiva.
Piritore, che negli atti ufficiali e nelle dichiarazioni ripetute ai magistrati aveva descritto una serie di eventi con chiarezza, ha cambiato il suo racconto davanti al gip. Adesso, dice di aver detto "no", quando gli erano state chieste delle spiegazioni su come era stato depistato l'indagine.
Il verbale di interrogatorio preventivo del Piritore è un esempio di come la memoria possa essere manipolata per nascondere la verità. L'ex prefetto, che aveva inizialmente dichiarato di aver iniziato l'indagine sul guanto e di averlo consegnato al sostituto procuratore Pietro Grasso, ora dice di non ricordare nulla del tutto.
"Io entro in uno stato di confusione e ansia", ha detto Piritore al gip. "Avrò detto una cosa interpretata male. Mi professo innocente". Ma le sue dichiarazioni sono state considerate come contraddittorie, specialmente quando si è scoperto che nessun Lauricella lavorava alla Scientifica in quel periodo.
La ricostruzione delle sorti di una prova decisiva per incastrare gli esecutori materiali del delitto, raccontata ai pm, è in frantumi. Il guanto, insieme all'impronta ritrovata nello sportello lato guidatore della Fiat 127, era la chiave per dare un nome ai killer.
Piritore, che farà ricorso contro il provvedimento del giudice, continua a professarsi innocente. "Io non ho occultato nulla - aggiunge - qualcuno mi avrà detto di procedere in quel modo, forse i miei dirigenti dell'epoca. Io ho fatto solo il mio dovere".
Ma la sua versione della storia non deve aver convinto il giudice che lo ha descritto come un personaggio che, grazie alle sue relazioni potrebbe reiterare il reato.
Piritore, che negli atti ufficiali e nelle dichiarazioni ripetute ai magistrati aveva descritto una serie di eventi con chiarezza, ha cambiato il suo racconto davanti al gip. Adesso, dice di aver detto "no", quando gli erano state chieste delle spiegazioni su come era stato depistato l'indagine.
Il verbale di interrogatorio preventivo del Piritore è un esempio di come la memoria possa essere manipolata per nascondere la verità. L'ex prefetto, che aveva inizialmente dichiarato di aver iniziato l'indagine sul guanto e di averlo consegnato al sostituto procuratore Pietro Grasso, ora dice di non ricordare nulla del tutto.
"Io entro in uno stato di confusione e ansia", ha detto Piritore al gip. "Avrò detto una cosa interpretata male. Mi professo innocente". Ma le sue dichiarazioni sono state considerate come contraddittorie, specialmente quando si è scoperto che nessun Lauricella lavorava alla Scientifica in quel periodo.
La ricostruzione delle sorti di una prova decisiva per incastrare gli esecutori materiali del delitto, raccontata ai pm, è in frantumi. Il guanto, insieme all'impronta ritrovata nello sportello lato guidatore della Fiat 127, era la chiave per dare un nome ai killer.
Piritore, che farà ricorso contro il provvedimento del giudice, continua a professarsi innocente. "Io non ho occultato nulla - aggiunge - qualcuno mi avrà detto di procedere in quel modo, forse i miei dirigenti dell'epoca. Io ho fatto solo il mio dovere".
Ma la sua versione della storia non deve aver convinto il giudice che lo ha descritto come un personaggio che, grazie alle sue relazioni potrebbe reiterare il reato.