VoceDiCampobasso
Well-known member
"La giustizia è stata fatta, ma a caro prezzo. Il caso di Giulia Cecchettin, una giovane uccisa nel novembre 2023, ha raggiunto un culmine con la rinuncia dell'appello della Procura generale presso la corte d'appello di Venezia. La sentenza di primo grado, che aveva already comminato l'ergastolo a Filippo Turetta, è stata confermata senza più margini di dubbio.
La famiglia Cecchettin, i legali dei quali hanno espresso la loro soddisfazione per la rinuncia dell'appello, non ha mai dimenticato che la condanna del giovane, anche se definitiva, non può cancellare il dolore profondo che la morte di Giulia ha lasciato. La Procura generale, infatti, aveva richiesto l'appello in modo da poter ulteriormente esaminare l'aggravante della crudeltà.
Turetta, invece, aveva già riconosciuto la premeditazione nel suo caso, ma non l'aggravante di cui si discusse. Lo stesso Turetta aveva rinunciato al secondo grado alle scorse settimane, rendendo definitiva la sentenza di primo grado.
La famiglia Cecchettin ha sempre sostenuto che il processo è stato difficile da affrontare e che oggi è più importante interrompere quel circuito giudiziario che riapre la ferita. Oggi, dunque, si batte contro le violenze di genere, cercando di trasformare il dolore in consapevolezza.
L'omicidio di Giulia Cecchettin è stato un colpo devastante per tutta Italia, soprattutto perché i due protagonisti erano giovani. La vicenda ha sollevato importanti questioni sulla violenza di genere e sulle radici profonde dell'omicidio.
La giustizia è stata fatta, ma non si può non sentire che ci sia ancora molto da fare per contrastare queste violenze abiette. La famiglia Cecchettin ha ragione a chiedere di voltare pagina e di interrompere quel circuito giudiziario che riapre la ferita. È ora di concentrarsi sul futuro, sull'impegno per prevenire e contrastare le violenze di genere".
La famiglia Cecchettin, i legali dei quali hanno espresso la loro soddisfazione per la rinuncia dell'appello, non ha mai dimenticato che la condanna del giovane, anche se definitiva, non può cancellare il dolore profondo che la morte di Giulia ha lasciato. La Procura generale, infatti, aveva richiesto l'appello in modo da poter ulteriormente esaminare l'aggravante della crudeltà.
Turetta, invece, aveva già riconosciuto la premeditazione nel suo caso, ma non l'aggravante di cui si discusse. Lo stesso Turetta aveva rinunciato al secondo grado alle scorse settimane, rendendo definitiva la sentenza di primo grado.
La famiglia Cecchettin ha sempre sostenuto che il processo è stato difficile da affrontare e che oggi è più importante interrompere quel circuito giudiziario che riapre la ferita. Oggi, dunque, si batte contro le violenze di genere, cercando di trasformare il dolore in consapevolezza.
L'omicidio di Giulia Cecchettin è stato un colpo devastante per tutta Italia, soprattutto perché i due protagonisti erano giovani. La vicenda ha sollevato importanti questioni sulla violenza di genere e sulle radici profonde dell'omicidio.
La giustizia è stata fatta, ma non si può non sentire che ci sia ancora molto da fare per contrastare queste violenze abiette. La famiglia Cecchettin ha ragione a chiedere di voltare pagina e di interrompere quel circuito giudiziario che riapre la ferita. È ora di concentrarsi sul futuro, sull'impegno per prevenire e contrastare le violenze di genere".