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Una nuova strada per le interfacce cervello-computer invasive: "sandbox" regolatorie. La Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, nel suo commento sulla rivista Nature Communications, sostiene l'utilità dell'utilizzo di ambienti controllati per testare tecnologie innovative come le iBCI.
In un settore che solleva molte preoccupazioni tecniche, etiche e sociali, la proposta si colloca nel solco tracciato dall'OCSE con la Raccomandazione del 2019 sull'innovazione responsabile nelle neurotecnologie. Il modello identifica cinque elementi fondamentali per costruire un modello efficace: criteri di ammissione rigorosi, partecipazione ampia e multidisciplinare, processo iterativo e adattivo, supervisione di un'autorità competente e gestione del rischio a lungo termine.
Le iBCI sono tecnologie complesse che richiedono tempi lunghi per gli studi clinici e manutenzione e calibrazione devono proseguire per tutta la vita funzionale dell'impianto. Il quadro normativo europeo, basato su norme nate per dispositivi molto diversi, richiede oggi di rispettare regole sovrapposte: regolamento sui dispositivi medici, futuri requisiti dell'AI Act, standard di sicurezza eterogenei.
L'autore del commento, Edoardo Chiti, professore di Diritto amministrativo e pubblico presso il Centro di Ricerca interdisciplinare sulla Sostenibilità e il Clima, sostiene che "le sandbox non devono essere confuse con zone franche". La loro forza non sta nell'alleggerire i controlli, ma nel permettere ai regolatori di seguire passo passo l'evoluzione di tecnologie particolarmente complesse, adattando requisiti e procedure in base all'evidenza prodotta.
In un settore che solleva molte preoccupazioni tecniche, etiche e sociali, la proposta si colloca nel solco tracciato dall'OCSE con la Raccomandazione del 2019 sull'innovazione responsabile nelle neurotecnologie. Il modello identifica cinque elementi fondamentali per costruire un modello efficace: criteri di ammissione rigorosi, partecipazione ampia e multidisciplinare, processo iterativo e adattivo, supervisione di un'autorità competente e gestione del rischio a lungo termine.
Le iBCI sono tecnologie complesse che richiedono tempi lunghi per gli studi clinici e manutenzione e calibrazione devono proseguire per tutta la vita funzionale dell'impianto. Il quadro normativo europeo, basato su norme nate per dispositivi molto diversi, richiede oggi di rispettare regole sovrapposte: regolamento sui dispositivi medici, futuri requisiti dell'AI Act, standard di sicurezza eterogenei.
L'autore del commento, Edoardo Chiti, professore di Diritto amministrativo e pubblico presso il Centro di Ricerca interdisciplinare sulla Sostenibilità e il Clima, sostiene che "le sandbox non devono essere confuse con zone franche". La loro forza non sta nell'alleggerire i controlli, ma nel permettere ai regolatori di seguire passo passo l'evoluzione di tecnologie particolarmente complesse, adattando requisiti e procedure in base all'evidenza prodotta.