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Una storia di sconforto e perdizione per una famiglia bergamasca che ha vissuto uno degli episodi più cupi della recente storia italiana. La Corte d'Assise di Bergamo ha assolto Monia Bortolotti, la madre dei due bambini morti, Alice e Mattia Zorzi, ma non senza una motivazione che lascia un sapore amaro.
La donna di 29 anni era accusata dell'uccisione del suo piccolo Mattia, nato appena due mesi prima della sua morte, il 25 ottobre 2002. La famiglia aveva denunciato l'incidente e Bortolotti fu arrestata nel novembre 2023. Da allora è stata ricoverata in una struttura psichiatrica a Castiglione delle Stiviere.
Secondo i pm, la madre sarebbe essere stata «perfettamente capace di intendere e volere», ma le perizie psichiatriche hanno dato un esito incerto. La sua condizione mentale è stata oggetto di dibattito. I consulenti dell'accusa sostengono che Bortolotti soffre di un disturbo depressivo con tendenze psicopatiche, mentre i medici della difesa ritengono che il caso si ricolli a un disturbo della personalità.
La Corte d'Assise di Bergamo ha però deciso di assolvere Bortolotti per la morte del piccolo Mattia, ma non senza dichiarare la donna socialmente pericolosa. Questo significa che, secondo i giudici, c'è un rischio concreto di pericolo pubblico e la donna dovrà rimanere in una struttura psichiatrica per almeno dieci anni.
La sentenza è stata pronunciata per l'incapacità di intendere e volere, che è stata interpretata come un'espressione della complessità del caso. Una decisione che lascia molti interrogativi aperti sulle capacità di Bortolotti e sulla sua innocenza o colpa.
Una vicenda che ha lasciato feriti il cuore di una famiglia bergamasca e che ricorda come la giustizia possa essere difficile da raggiungere quando si tratta di questioni relative alla vita e all'onore. Una storia che richiede ancora risposte e verità, ma per adesso rimane sconfortante e disperante.
La donna di 29 anni era accusata dell'uccisione del suo piccolo Mattia, nato appena due mesi prima della sua morte, il 25 ottobre 2002. La famiglia aveva denunciato l'incidente e Bortolotti fu arrestata nel novembre 2023. Da allora è stata ricoverata in una struttura psichiatrica a Castiglione delle Stiviere.
Secondo i pm, la madre sarebbe essere stata «perfettamente capace di intendere e volere», ma le perizie psichiatriche hanno dato un esito incerto. La sua condizione mentale è stata oggetto di dibattito. I consulenti dell'accusa sostengono che Bortolotti soffre di un disturbo depressivo con tendenze psicopatiche, mentre i medici della difesa ritengono che il caso si ricolli a un disturbo della personalità.
La Corte d'Assise di Bergamo ha però deciso di assolvere Bortolotti per la morte del piccolo Mattia, ma non senza dichiarare la donna socialmente pericolosa. Questo significa che, secondo i giudici, c'è un rischio concreto di pericolo pubblico e la donna dovrà rimanere in una struttura psichiatrica per almeno dieci anni.
La sentenza è stata pronunciata per l'incapacità di intendere e volere, che è stata interpretata come un'espressione della complessità del caso. Una decisione che lascia molti interrogativi aperti sulle capacità di Bortolotti e sulla sua innocenza o colpa.
Una vicenda che ha lasciato feriti il cuore di una famiglia bergamasca e che ricorda come la giustizia possa essere difficile da raggiungere quando si tratta di questioni relative alla vita e all'onore. Una storia che richiede ancora risposte e verità, ma per adesso rimane sconfortante e disperante.