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La novità di Microsoft Teams, che sarà disponibile nel gennaio 2026, solleva dubbi sulla privacy dei lavoratori. La funzionalità consentirà ai datori di lavoro di sapere se un determinato dipendente si trova in ufficio o meno, grazie all'analisi della connessione WiFi aziendale del dispositivo.
Tuttavia, secondo Microsoft, la funzionalità sarà disattivata di default e spetterà all'amministratore attivarla o meno, anche in base alle politiche della sua compagnia. La società di Redmond afferma che l'obiettivo è quello di aumentare e migliorare l'organizzazione logistica tra colleghi dello stesso team di lavoro, per la pianificazione di eventuali riunioni in ufficio o da remoto.
Il caso Microsoft Teams rappresenta solo un esempio di una problematica più ampia che sta coinvolgendo sempre più il mondo del lavoro di oggi: il proliferare dello smart working a seguito della pandemia di Covid-19 ha portato con sé una maggiore esigenza di controllo e "sorveglianza digitale" da parte dei datori di lavoro nei confronti dei loro diretti dipendenti. Da qui allo scadere nell'abuso, poi, il passo è breve.
In realtà, già numerose aziende hanno messo a punto software (alcuni li chiamano "bossware") in grado di monitorare pericolosamente ogni attività digitale dei dipendenti. Dallo spostamento del cursore del mouse fino alla cattura a cadenza periodica di screenshot della propria schermata desktop, ai tracciamenti GPS e geolocalizzazione, anche gli strumenti più semplici possono diventare un mezzo per la sorveglianza digitale.
Tuttavia, secondo Microsoft, la funzionalità sarà disattivata di default e spetterà all'amministratore attivarla o meno, anche in base alle politiche della sua compagnia. La società di Redmond afferma che l'obiettivo è quello di aumentare e migliorare l'organizzazione logistica tra colleghi dello stesso team di lavoro, per la pianificazione di eventuali riunioni in ufficio o da remoto.
Il caso Microsoft Teams rappresenta solo un esempio di una problematica più ampia che sta coinvolgendo sempre più il mondo del lavoro di oggi: il proliferare dello smart working a seguito della pandemia di Covid-19 ha portato con sé una maggiore esigenza di controllo e "sorveglianza digitale" da parte dei datori di lavoro nei confronti dei loro diretti dipendenti. Da qui allo scadere nell'abuso, poi, il passo è breve.
In realtà, già numerose aziende hanno messo a punto software (alcuni li chiamano "bossware") in grado di monitorare pericolosamente ogni attività digitale dei dipendenti. Dallo spostamento del cursore del mouse fino alla cattura a cadenza periodica di screenshot della propria schermata desktop, ai tracciamenti GPS e geolocalizzazione, anche gli strumenti più semplici possono diventare un mezzo per la sorveglianza digitale.