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La guerra: un concetto che sembra connaturato alla nostra condizione umana, ma è questo il vero problema? Secondo Massimo Cacciari, la civiltà europea ha costruito un faticoso tentativo di "contenere la barbarie della guerra", cercando di dare forma giuridica e morale a quella "furia pugnandi" che viene indicata come la più oscura pulsione dell'uomo. Ma perché la pace viene sempre respinta e disprezzata? La risposta, secondo Cacciari, è semplice: la guerra sembra connaturata alla nostra condizione caduta.
Il filosofo spiega che la guerra non è un atto di hybris, di superbia, di prepotenza, ma rispetta un qualche ius. Ma cosa significa proprio questo? Secondo Cacciari, il diritto ha un principio fondamentale: o c'è un giudice o non c'è diritto. E come facciamo a individuare il terzo nei conflitti tra Stati? Come trovare un giudice che non sia una delle parti in causa?
La risposta di Cacciari è che la cultura giuridica e politica europea ha sempre naufragato su questo scoglio. Tutto gli sforzi, dalle Nazioni Unite fino alle Corti internazionali, sono naufragati perché "il diritto vuole una sanzione, non una predica". Ma forse è possibile ritrovare una via d'uscita? Cacciari sottolinea che la destra e la sinistra non c’entrano in questo discorso. C'entra solo l'intelligenza delle cose, la capacità di un ragionamento realista.
Il filosofo ricorda il principio della "recta intentio", secondo cui la guerra deve essere condotta per giungere alla pace col vinto, non per eliminarlo. Ma questo principio è ancora vivo? Secondo Cacciari, no. La guerra non è più un duello regolato da norme, ma una missione morale. "Diventa un giudizio di Dio", osserva Cacciari. "Da una parte c'è il bene, dall'altra il male. Il nemico è il male. Ma col male non si fa un patto: il male si elimina."
E questo è proprio il problema. La guerra non è più un atto di difesa, ma una missione di sterminio. Secondo Cacciari, la novità più terribile è che è crollato anche l'ultimo piccolo baluardo di difesa: lo ius in bello. Oggi non distinguiamo più tra militari e civili.
In sintesi, la guerra sembra connaturata alla nostra condizione umana, ma questo non significa necessariamente che ci debba essere una guerra. Cacciari chiede se si possa ancora pensare a uno "ius pacis et belli". Da dove può venire fuori il diritto? Da Marte? No. Il diritto può nascere solo dalle nostre menti e dai nostri cuori. Un diritto che ci consenta ancora di poter pensare, perlomeno a contenere questa "libido pugnandi" che sembra connaturata.
Il messaggio di Cacciari è cupo: la civiltà europea stessa sta crollando. Se non reagiamo a questa apocalisse, franeremo. Non è pensabile sorvolare su novità così rivoluzionarie come quelle a cui stiamo assistendo sul piano del diritto, sul piano politico, sul piano diplomatico, dicendo che tutto tornerà come prima.
Il filosofo spiega che la guerra non è un atto di hybris, di superbia, di prepotenza, ma rispetta un qualche ius. Ma cosa significa proprio questo? Secondo Cacciari, il diritto ha un principio fondamentale: o c'è un giudice o non c'è diritto. E come facciamo a individuare il terzo nei conflitti tra Stati? Come trovare un giudice che non sia una delle parti in causa?
La risposta di Cacciari è che la cultura giuridica e politica europea ha sempre naufragato su questo scoglio. Tutto gli sforzi, dalle Nazioni Unite fino alle Corti internazionali, sono naufragati perché "il diritto vuole una sanzione, non una predica". Ma forse è possibile ritrovare una via d'uscita? Cacciari sottolinea che la destra e la sinistra non c’entrano in questo discorso. C'entra solo l'intelligenza delle cose, la capacità di un ragionamento realista.
Il filosofo ricorda il principio della "recta intentio", secondo cui la guerra deve essere condotta per giungere alla pace col vinto, non per eliminarlo. Ma questo principio è ancora vivo? Secondo Cacciari, no. La guerra non è più un duello regolato da norme, ma una missione morale. "Diventa un giudizio di Dio", osserva Cacciari. "Da una parte c'è il bene, dall'altra il male. Il nemico è il male. Ma col male non si fa un patto: il male si elimina."
E questo è proprio il problema. La guerra non è più un atto di difesa, ma una missione di sterminio. Secondo Cacciari, la novità più terribile è che è crollato anche l'ultimo piccolo baluardo di difesa: lo ius in bello. Oggi non distinguiamo più tra militari e civili.
In sintesi, la guerra sembra connaturata alla nostra condizione umana, ma questo non significa necessariamente che ci debba essere una guerra. Cacciari chiede se si possa ancora pensare a uno "ius pacis et belli". Da dove può venire fuori il diritto? Da Marte? No. Il diritto può nascere solo dalle nostre menti e dai nostri cuori. Un diritto che ci consenta ancora di poter pensare, perlomeno a contenere questa "libido pugnandi" che sembra connaturata.
Il messaggio di Cacciari è cupo: la civiltà europea stessa sta crollando. Se non reagiamo a questa apocalisse, franeremo. Non è pensabile sorvolare su novità così rivoluzionarie come quelle a cui stiamo assistendo sul piano del diritto, sul piano politico, sul piano diplomatico, dicendo che tutto tornerà come prima.