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L'antisemitismo si sta ripetendo in tutta Europa. Le manifestazioni pro-Palestina si sono trasformate in piazze d'odio, con slogan che negano l'identità del popolo ebraico. È come se la rabbia superasse la ragione e diventasse pericolo per la sicurezza altrui. In molte città, le proteste si sono spesso trasformate in tribune di odio, con bandiere di Israele bruciate e sinagoghe minacciate.
Il nostro Paese non è immune a questo fenomeno. Anche qui, ci sono episodi che fanno male. Durante alcune manifestazioni pro-Palestina, studenti ebrei sono stati costretti al silenzio per paura. Striscioni con parole sinistre si sono comparsi in molti luoghi, negando un'identità senza criticare una politica.
Ma è importante distinguere tra critica e odio, tra dissenso e disumanizzazione. Colpire Israele non significa colpire il diritto alla democrazia, ma piuttosto insultare una storia, una memoria, un popolo che ha già conosciuto l'abisso dell'odio.
È in questi momenti che si misura la tenuta morale di una società. Le democrazie non si difendono solo con le leggi o con le armi, ma con la voce di chi non tace davanti all'ingiustizia. Non basta più dire "mai più", bisogna agire, parlare, schierarsi per difendere la civiltà.
Essere amici del popolo ebraico non è una scelta di parte, ma una scelta di coscienza. Significa difendere la libertà, la tolleranza, il diritto di esistere senza paura. E allora, come scrivono alcuni, "Se fate una lista di ebrei o amici del popolo ebraico, aggiungete anche me." Io risponderei: aggiungente anche me.
La democrazia non è silenzio, ma voce, rispetto, responsabilità. Dobbiamo scegliere di costruire e non di distruggere. Dobbiamo ricordare che ogni parola ha un peso, e ogni gesto può costruire o distruggere.
Per questo, dobbiamo essere coraggiosi nel dire la verità. Dobbiamo distinguerla tra critica e odio, tra dissenso e disumanizzazione. Dobbiamo proteggere il popolo ebraico e le sue comunità, perché è una questione di giustizia e di umanità.
Noi, italiani, dobbiamo essere consapevoli di questo fenomeno e dobbiamo agire per fermarlo. Dobbiamo essere amici del popolo ebraico e difendere la civiltà.
Il nostro Paese non è immune a questo fenomeno. Anche qui, ci sono episodi che fanno male. Durante alcune manifestazioni pro-Palestina, studenti ebrei sono stati costretti al silenzio per paura. Striscioni con parole sinistre si sono comparsi in molti luoghi, negando un'identità senza criticare una politica.
Ma è importante distinguere tra critica e odio, tra dissenso e disumanizzazione. Colpire Israele non significa colpire il diritto alla democrazia, ma piuttosto insultare una storia, una memoria, un popolo che ha già conosciuto l'abisso dell'odio.
È in questi momenti che si misura la tenuta morale di una società. Le democrazie non si difendono solo con le leggi o con le armi, ma con la voce di chi non tace davanti all'ingiustizia. Non basta più dire "mai più", bisogna agire, parlare, schierarsi per difendere la civiltà.
Essere amici del popolo ebraico non è una scelta di parte, ma una scelta di coscienza. Significa difendere la libertà, la tolleranza, il diritto di esistere senza paura. E allora, come scrivono alcuni, "Se fate una lista di ebrei o amici del popolo ebraico, aggiungete anche me." Io risponderei: aggiungente anche me.
La democrazia non è silenzio, ma voce, rispetto, responsabilità. Dobbiamo scegliere di costruire e non di distruggere. Dobbiamo ricordare che ogni parola ha un peso, e ogni gesto può costruire o distruggere.
Per questo, dobbiamo essere coraggiosi nel dire la verità. Dobbiamo distinguerla tra critica e odio, tra dissenso e disumanizzazione. Dobbiamo proteggere il popolo ebraico e le sue comunità, perché è una questione di giustizia e di umanità.
Noi, italiani, dobbiamo essere consapevoli di questo fenomeno e dobbiamo agire per fermarlo. Dobbiamo essere amici del popolo ebraico e difendere la civiltà.