Un enorme scontrino, lungo oltre 100 metri, è stato appena lanciato a Piazza di Spagna da Greenpeace Italia. La manifestazione si chiama "presentare il conto" della crisi climatica e l'elenco degli eventi estremi che hanno colpito l'Italia negli ultimi dieci anni è lungo come una pista di corsa.
L'associazione ha calcolato che i danni economici causati dai disastri climatici in Italia sono pari a 5.070 miliardi di euro, cifra che supera il bilancio dell'anno prossimo. Ma cosa sta succedendo? L'Italia è uno dei paesi più colpiti dall'aumento del livello del mare e dagli eventi climatici estremi, come l'estate senza fin del 2018 o il feroce inverno del 2020.
Greenpeace Italia sostiene che le sei grandi aziende petrolifere e del gas - ExxonMobil, Chevron, Shell, BP, TotalEnergies ed Eni - sono responsabili di questi danni. Secondo l'associazione, i costi della crisi climatica sono trasferiti alle aziende che producono i combustibili fossili.
"È il momento che i governi prendano una decisione forte", ha dichiarato Simona Abbate, capo dell'operazione di Greenpeace Italia. "Chiediamo di inserire in finanziaria la tassazione del comparto del petrolio e del gas. Questa sarebbe una tassa equa che aiuterebbe le persone a pagare meno alle bollette e affrontare la crisi climatica".
L'idea è quella di stabilizzare il prezzo dei combustibili fossili, in modo da ridurre i costi di produzione delle aziende. Ma come funzionerà? E come raggiungeranno i governo e le aziende questo obiettivo?
Una cosa è certa: la crisi climatica non ha tempo per perdere.
L'associazione ha calcolato che i danni economici causati dai disastri climatici in Italia sono pari a 5.070 miliardi di euro, cifra che supera il bilancio dell'anno prossimo. Ma cosa sta succedendo? L'Italia è uno dei paesi più colpiti dall'aumento del livello del mare e dagli eventi climatici estremi, come l'estate senza fin del 2018 o il feroce inverno del 2020.
Greenpeace Italia sostiene che le sei grandi aziende petrolifere e del gas - ExxonMobil, Chevron, Shell, BP, TotalEnergies ed Eni - sono responsabili di questi danni. Secondo l'associazione, i costi della crisi climatica sono trasferiti alle aziende che producono i combustibili fossili.
"È il momento che i governi prendano una decisione forte", ha dichiarato Simona Abbate, capo dell'operazione di Greenpeace Italia. "Chiediamo di inserire in finanziaria la tassazione del comparto del petrolio e del gas. Questa sarebbe una tassa equa che aiuterebbe le persone a pagare meno alle bollette e affrontare la crisi climatica".
L'idea è quella di stabilizzare il prezzo dei combustibili fossili, in modo da ridurre i costi di produzione delle aziende. Ma come funzionerà? E come raggiungeranno i governo e le aziende questo obiettivo?
Una cosa è certa: la crisi climatica non ha tempo per perdere.