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Un appello disperato dei banchieri: "Per la ripresa, bisogna avere un fisco amico"
Ieri sera, alla 101ª Giornata mondiale del risparmio, il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, si è posto sulla scena con un messaggio chiaro e incisivo. La sua richiesta non è una mossa di politica economica, ma piuttosto un appello disperato alla classe dirigente per evitare nuove imposte sul settore bancario.
"Per le banche il 2026 sarà più difficile", ha affermato Patuelli. "Diversificare il peso fiscale sugli investimenti è necessario, ma bisogna distinguere chi risparmia con orizzonti temporali lunghi da chi compra azioni e titoli per fare cassa nell'immediato". Questo approccio è essenziale per evitare una "guerra fratricida" tra le banche e il governo.
Il presidente dell'Abi ha anche sottolineato l'importanza di avere un "fisco amico del risparmio", non un fisco nemico. La tutela del risparmio è un bene essenziale per le famiglie, che lo utilizzano per proteggersi dall'inflazione e per far fronte alle emergenze.
La situazione economica nel 2026 sarà complicata, con fattori come i dazi, il cambio euro-dollaro e la diminuzione dei tassi d'interesse. I banchieri devono aspettarsi un anno con tassi più bassi di quelli del 2025.
Tuttavia, l'appello dei banchieri non è solo una preoccupazione economica. È anche una richiesta per il ruolo propulsivo del settore bancario nella crescita dell'economia. Il presidente dell'Abi ha sottolineato che le banche hanno un contributo fondamentale nel fornire prestiti alle aziende.
In questo contesto, l'euro digitale è diventata un tema caldo. Patuelli lo definisce come "un processo storico ineluttabile", ma anche una fonte di costi e rischi per le banche. Il governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, ha avuto una visione più ottimistica, sottolineando che i costi per le banche sono contenuti.
In ogni caso, l'appello dei banchieri è un messaggio chiaro e disperato alla classe dirigente. È tempo di prendere decisioni concrete per evitare nuove imposte sul settore bancario e garantire la stabilità dell'economia.
Ieri sera, alla 101ª Giornata mondiale del risparmio, il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, si è posto sulla scena con un messaggio chiaro e incisivo. La sua richiesta non è una mossa di politica economica, ma piuttosto un appello disperato alla classe dirigente per evitare nuove imposte sul settore bancario.
"Per le banche il 2026 sarà più difficile", ha affermato Patuelli. "Diversificare il peso fiscale sugli investimenti è necessario, ma bisogna distinguere chi risparmia con orizzonti temporali lunghi da chi compra azioni e titoli per fare cassa nell'immediato". Questo approccio è essenziale per evitare una "guerra fratricida" tra le banche e il governo.
Il presidente dell'Abi ha anche sottolineato l'importanza di avere un "fisco amico del risparmio", non un fisco nemico. La tutela del risparmio è un bene essenziale per le famiglie, che lo utilizzano per proteggersi dall'inflazione e per far fronte alle emergenze.
La situazione economica nel 2026 sarà complicata, con fattori come i dazi, il cambio euro-dollaro e la diminuzione dei tassi d'interesse. I banchieri devono aspettarsi un anno con tassi più bassi di quelli del 2025.
Tuttavia, l'appello dei banchieri non è solo una preoccupazione economica. È anche una richiesta per il ruolo propulsivo del settore bancario nella crescita dell'economia. Il presidente dell'Abi ha sottolineato che le banche hanno un contributo fondamentale nel fornire prestiti alle aziende.
In questo contesto, l'euro digitale è diventata un tema caldo. Patuelli lo definisce come "un processo storico ineluttabile", ma anche una fonte di costi e rischi per le banche. Il governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, ha avuto una visione più ottimistica, sottolineando che i costi per le banche sono contenuti.
In ogni caso, l'appello dei banchieri è un messaggio chiaro e disperato alla classe dirigente. È tempo di prendere decisioni concrete per evitare nuove imposte sul settore bancario e garantire la stabilità dell'economia.