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"Pianure di potere e contraddizioni: il Paese alle prese con l'irriformabilità"
Gli italiani, un popolo "allergico" alle riforme. Così risuona tra i politici e gli esperti l'eco della paura che si stende come un manto di ozio su tutto il paese. Sono trent'anni che si parlava di riforma, ma ogni volta la cosa finiva con una sconfitta per la legge.
I magistrati penali e contabili sono gli alleati più determinati della sinistra, mentre gli esponenti del centro-destra parlano d'una guerra di posizione. Ma in fondo il problema non è solo politico, ma sistemico. Siamo un Paese che non vuole cambiare, che si sente sicuro nel suo "status quo". La Costituzione è l'unica riforma che ci ha fatto piangere, eppure continua a essere esaltata.
Il governo risponde alle critiche con un tono di sfida, ma il vero problema sono le corporazioni. La Corte dei Conti è bloccata, il Ponte di Messina non andrà in porto. L'Italia è un Paese "irriformabile", e i politici lo sanno. È una verità che si sente nel silenzio delle piazze.
Ma la paura del referendum? La paura di cambiare? Ecco lì risiede il problema. Nessuno vuole rischiare, nessuno vuole andare contro la fitta coltre di ozio che avvolge il paese. E così si continua a parlare di riforma, ma il Paese non ascolta.
La Meloni dice che anche in caso di sconfitta resterà al potere, e forse ha ragione. Ma se non ci sono cambiamenti, se non ci sono riforme, allora non ci sarà più un posto per nessuno. L'Italia deve cambiare, ma forse è già troppo tardi.
Gli italiani, un popolo "allergico" alle riforme. Così risuona tra i politici e gli esperti l'eco della paura che si stende come un manto di ozio su tutto il paese. Sono trent'anni che si parlava di riforma, ma ogni volta la cosa finiva con una sconfitta per la legge.
I magistrati penali e contabili sono gli alleati più determinati della sinistra, mentre gli esponenti del centro-destra parlano d'una guerra di posizione. Ma in fondo il problema non è solo politico, ma sistemico. Siamo un Paese che non vuole cambiare, che si sente sicuro nel suo "status quo". La Costituzione è l'unica riforma che ci ha fatto piangere, eppure continua a essere esaltata.
Il governo risponde alle critiche con un tono di sfida, ma il vero problema sono le corporazioni. La Corte dei Conti è bloccata, il Ponte di Messina non andrà in porto. L'Italia è un Paese "irriformabile", e i politici lo sanno. È una verità che si sente nel silenzio delle piazze.
Ma la paura del referendum? La paura di cambiare? Ecco lì risiede il problema. Nessuno vuole rischiare, nessuno vuole andare contro la fitta coltre di ozio che avvolge il paese. E così si continua a parlare di riforma, ma il Paese non ascolta.
La Meloni dice che anche in caso di sconfitta resterà al potere, e forse ha ragione. Ma se non ci sono cambiamenti, se non ci sono riforme, allora non ci sarà più un posto per nessuno. L'Italia deve cambiare, ma forse è già troppo tardi.