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L'intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mondo del lavoro. Ma come può questo cambiamento avverire davvero? Secondo Elena Panzera, presidente di Aidp Lombardia, è fondamentale adottare questa tecnologia nel contesto della ricerca del personale per offrire alle persone più opportunità di realizzazione e crescita.
"Adottare l'intelligenza artificiale vuol dire essere al passo con quello che sta accadendo in generale nel mondo del lavoro", spiega Panzera. "Dobbiamo governare questa innovazione, non solo per rendere i processi HR più efficienti e moderni, ma soprattutto per offrire alle persone più opportunità di realizzazione e di crescita".
Ma come può l'intelligenza artificiale aiutare il giovane lavoratore? Secondo Elena Panzera, l'AI può aumentare la produttività e alleggerire il carico di lavoro routine, rendendo il lavoro più stimolante. "L'intelligenza artificiale può liberare il potenziale delle persone e delle organizzazioni", sottolinea Panzera.
Tuttavia, c'è un certo timore dell'ignoto. Molti giovani hanno espresso sentimenti contrastanti di fronte all'AI, con un mix di prudenza ed entusiasmo. Secondo Deloitte 2024, il 29% dei gen Z si è detto "incerto", il 28% è stato "affascinato" e solo il 22% ha espresso sentimenti positivi.
Quindi come possono le aziende aiutare i giovani a sentirsi più a loro agio con l'AI? Secondo Panzera, è fondamentale introdurre questa tecnologia dove ha senso e spiegare come usarla. "Le aziende possono e devono investire di più nella formazione digitale e sull'AI", sottolinea.
In sintesi, l'intelligenza artificiale può diventare un alleato per i giovani lavoratori, aumentando la produttività e alleggerendo il carico di lavoro routine. Ma per farlo avvenire davvero, serve visione strategica da parte delle imprese e investimenti nelle competenze delle persone.
"Se gestita bene, l'AI non ruberà il lavoro ai giovani", sottolinea Panzera, "ma toglierà dal lavoro ciò che ai giovani piace meno: le attività noiose. Lasciando più spazio alle idee, all'innovazione e alle capacità umane".
"Adottare l'intelligenza artificiale vuol dire essere al passo con quello che sta accadendo in generale nel mondo del lavoro", spiega Panzera. "Dobbiamo governare questa innovazione, non solo per rendere i processi HR più efficienti e moderni, ma soprattutto per offrire alle persone più opportunità di realizzazione e di crescita".
Ma come può l'intelligenza artificiale aiutare il giovane lavoratore? Secondo Elena Panzera, l'AI può aumentare la produttività e alleggerire il carico di lavoro routine, rendendo il lavoro più stimolante. "L'intelligenza artificiale può liberare il potenziale delle persone e delle organizzazioni", sottolinea Panzera.
Tuttavia, c'è un certo timore dell'ignoto. Molti giovani hanno espresso sentimenti contrastanti di fronte all'AI, con un mix di prudenza ed entusiasmo. Secondo Deloitte 2024, il 29% dei gen Z si è detto "incerto", il 28% è stato "affascinato" e solo il 22% ha espresso sentimenti positivi.
Quindi come possono le aziende aiutare i giovani a sentirsi più a loro agio con l'AI? Secondo Panzera, è fondamentale introdurre questa tecnologia dove ha senso e spiegare come usarla. "Le aziende possono e devono investire di più nella formazione digitale e sull'AI", sottolinea.
In sintesi, l'intelligenza artificiale può diventare un alleato per i giovani lavoratori, aumentando la produttività e alleggerendo il carico di lavoro routine. Ma per farlo avvenire davvero, serve visione strategica da parte delle imprese e investimenti nelle competenze delle persone.
"Se gestita bene, l'AI non ruberà il lavoro ai giovani", sottolinea Panzera, "ma toglierà dal lavoro ciò che ai giovani piace meno: le attività noiose. Lasciando più spazio alle idee, all'innovazione e alle capacità umane".