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Un'indagine archiviata senza riconoscere la vittima: "La mia dignità è stata ferita, non posso tacere". La decisione della gip di Milano, che ha deciso di archiviare l'indagine per violenza sessuale contro Leonardo Apache La Russa e Tommaso Gilardoni, ha lasciato un'impronta profonda sulla 22enne, che aveva denunciato gli episodi di abuso dopo una serata al club Apophis a Milano.
La giovane, profondamente turbata dalla vicenda, non può tollerare il provvedimento "contro la mia dignità di donna, è contrario alla realtà dei fatti e alle prove in mano al mio difensore". La sua reazione esprime un sentimento di rabbia e frustrazione per il sistema giudiziario che sembra non prendere seriamente le sue affermazioni.
La decisione della gip, secondo l'avvocato Stefano Benvenuto, legale della giovane, è "contraddittoria e incompleta" perché non tiene conto delle molteplici contestazioni sollevate. "Il provvedimento è un po' come se fossimo tutti in una stessa stanza a giocare a nascondino", ha detto l'avvocato, sottolineando che la vittima di violenza sessuale non può essere costretta a tacere.
Ma la cosa più preoccupante è che gli episodi di abuso denunciati dalla giovane non siano stati riconosciuti con sufficiente serietà. La decisione della gip, infatti, riguarda solo la violenza sessuale, mentre i due indagati restano imputati per due episodi di revenge porn.
La giovane, che aveva denunciato gli abusi dopo una serata al club Apophis a Milano, non può tollerare il fatto che il comportamento dei presenti sia stato descritto come "euforico o stravagante" senza riconoscere la sua vittima. La sua reazione esprime un sentimento di rabbia e frustrazione per il sistema giudiziario che sembra non prendere seriamente le sue affermazioni.
In realtà, la decisione della gip può essere vista come una copertura del sistema che lascia passare senza conseguenze gli episodi di abuso. La giovane di 22 anni, infatti, è ancora costretta ad affrontare il trauma della sua esperienza, mentre i due indagati restano imputati per due episodi di revenge porn.
La vicenda rappresenta un esempio lampante di come il sistema giudiziario italiano possa non prendere seriamente le affermazioni delle vittime di violenza sessuale. La giovane, che ha denunciato gli abusi con coraggio e determinazione, è ancora costretta ad affrontare la frustrazione di un sistema che sembra non prendere seriamente le sue affermazioni.
"La mia dignità è stata ferita, non posso tacere", ha detto la giovane. E non può essere solo lei a parlare per cambiare questo sistema.
La giovane, profondamente turbata dalla vicenda, non può tollerare il provvedimento "contro la mia dignità di donna, è contrario alla realtà dei fatti e alle prove in mano al mio difensore". La sua reazione esprime un sentimento di rabbia e frustrazione per il sistema giudiziario che sembra non prendere seriamente le sue affermazioni.
La decisione della gip, secondo l'avvocato Stefano Benvenuto, legale della giovane, è "contraddittoria e incompleta" perché non tiene conto delle molteplici contestazioni sollevate. "Il provvedimento è un po' come se fossimo tutti in una stessa stanza a giocare a nascondino", ha detto l'avvocato, sottolineando che la vittima di violenza sessuale non può essere costretta a tacere.
Ma la cosa più preoccupante è che gli episodi di abuso denunciati dalla giovane non siano stati riconosciuti con sufficiente serietà. La decisione della gip, infatti, riguarda solo la violenza sessuale, mentre i due indagati restano imputati per due episodi di revenge porn.
La giovane, che aveva denunciato gli abusi dopo una serata al club Apophis a Milano, non può tollerare il fatto che il comportamento dei presenti sia stato descritto come "euforico o stravagante" senza riconoscere la sua vittima. La sua reazione esprime un sentimento di rabbia e frustrazione per il sistema giudiziario che sembra non prendere seriamente le sue affermazioni.
In realtà, la decisione della gip può essere vista come una copertura del sistema che lascia passare senza conseguenze gli episodi di abuso. La giovane di 22 anni, infatti, è ancora costretta ad affrontare il trauma della sua esperienza, mentre i due indagati restano imputati per due episodi di revenge porn.
La vicenda rappresenta un esempio lampante di come il sistema giudiziario italiano possa non prendere seriamente le affermazioni delle vittime di violenza sessuale. La giovane, che ha denunciato gli abusi con coraggio e determinazione, è ancora costretta ad affrontare la frustrazione di un sistema che sembra non prendere seriamente le sue affermazioni.
"La mia dignità è stata ferita, non posso tacere", ha detto la giovane. E non può essere solo lei a parlare per cambiare questo sistema.