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La Serie A ci sta giocando una partita di sopravvivenza. Il record negativo di 11 reti segnate in dieci giornate della stagione 2025/26 sembra più un messaggio d'allarme che un semplice dato statistico. La paura di perdere, non la voglia di vincere, sta guidando le squadre a giocare con una strategia difensiva troppo attenta.
La mancanza di talenti, soldi e idee sta facendo peggio al nostro calcio. Le difese solide possono essere un virtù, ma se non si può creare anche un po' di caos, si finisce con una partita meno offensiva e meno bella. Il problema è che la preoccupazione per il salvezza sta sopraffacendo la voglia di vincere.
L'arbitraggio pure ci sta giocando, spesso non aiutando chi vuole giocare a volare. I tantissimi fischi che spezzettano le partite, il basso tempo effettivo e i falli a favore della difesa stanno facendo sembrare più facile per l'Avversario rispetto all'attacco.
Ma la cosa che mi colpisce di più è che tutti sembrano più preoccupati di salvezza che di vittoria. Il Bologna e il Como sono un esempio di come possa funzionare se si abbandona la tattica offensiva e si si concentra sulla difesa. Questo trend deve essere un monito per tutte le squadre.
Il record negativo della Serie A è un invito a non mollare. Il Napoli chiuse l'anno scorso con 20 gol fatti in più del Brescia, ma vinse il titolo grazie alla migliore difesa. Certo, non siamo ancora ai livelli degli anni '60 e '70 quando con la partita a 16 squadre (quindi con 8 partite a giornata) fu stabilito il record di appena 6 reti segnate.
Ma non possiamo permetterci di tornare alla "prima meglio non prenderle". La tradizione italiana del calcio deve essere ricaricata, e ci stanno gli attuali allenatori, come Conte e Allegri, che sono freschi vittorie dello scudetto. Ma è solo una parte della soluzione. Il problema è troppo complesso.
La Serie A sta giocando una partita di sopravvivenza, non una partita di calcio. E finché il record negativo non viene rotto, la paura di perdere continuerà a vincere.
La mancanza di talenti, soldi e idee sta facendo peggio al nostro calcio. Le difese solide possono essere un virtù, ma se non si può creare anche un po' di caos, si finisce con una partita meno offensiva e meno bella. Il problema è che la preoccupazione per il salvezza sta sopraffacendo la voglia di vincere.
L'arbitraggio pure ci sta giocando, spesso non aiutando chi vuole giocare a volare. I tantissimi fischi che spezzettano le partite, il basso tempo effettivo e i falli a favore della difesa stanno facendo sembrare più facile per l'Avversario rispetto all'attacco.
Ma la cosa che mi colpisce di più è che tutti sembrano più preoccupati di salvezza che di vittoria. Il Bologna e il Como sono un esempio di come possa funzionare se si abbandona la tattica offensiva e si si concentra sulla difesa. Questo trend deve essere un monito per tutte le squadre.
Il record negativo della Serie A è un invito a non mollare. Il Napoli chiuse l'anno scorso con 20 gol fatti in più del Brescia, ma vinse il titolo grazie alla migliore difesa. Certo, non siamo ancora ai livelli degli anni '60 e '70 quando con la partita a 16 squadre (quindi con 8 partite a giornata) fu stabilito il record di appena 6 reti segnate.
Ma non possiamo permetterci di tornare alla "prima meglio non prenderle". La tradizione italiana del calcio deve essere ricaricata, e ci stanno gli attuali allenatori, come Conte e Allegri, che sono freschi vittorie dello scudetto. Ma è solo una parte della soluzione. Il problema è troppo complesso.
La Serie A sta giocando una partita di sopravvivenza, non una partita di calcio. E finché il record negativo non viene rotto, la paura di perdere continuerà a vincere.