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La Juventus, un tempo la più grande impero del calcio italiano, si sta dissoltendo tra le mani dei suoi dirigenti. I sei allenatori che hanno seguito Massimiliano Allegri negli ultimi cinque anni sono la sintesi della crisi dell'impresa: Sarri, Pirlo, Tudor, Motta, Spalletti e Mancini.
Questo ciclo di allenatori ha segnato una lunga stagione di amarezze, con solo due Coppe Italia e una Supercoppa da decenni. La sconfitta nella Champions League è stata il colpo finale per Tudor, l'allenatore croato che si è licenziato dopo appena 218 giorni in partenza. Sarri, che aveva portato la Juventus al nono scudetto del Covid, fu liquidato dopo il ko con Lione.
Il problema di Allegri, che ha vinto cinque scudetti consecutivi, è stato quello di essere troppo sintonizzato sulle aspettative della dirigenza e di aver perduto la visione della squadra. La sua partenza nel maggio 2024 fu un segnale di disinvoltura, e Motta, l'allenatore che ha seguito Allegri, non è riuscito a cambiare la situazione.
Il diario di bordo del calcio juventino racconta una storia di declino e di mancanza di visione. La Juventus, che un tempo era il simbolo della forza e dell'organizzazione italiana, si trova ad affrontare un'era di crisi industriale e post-industriale. John Elkann, nipote e erede di Gianni Agnelli, è l'uomo alla guida del gruppo Stellantis, che ha una forza occupazionale di 400mila dipendenti.
Il problema della Juventus nasce dal manico, ovvero dalla gestione del calcio. I dirigenti hanno passato con disinvoltura da una visione all'altra, contando solo i risultati e ricorrendo alla soluzione più facile: presentare il conto all'allenatore. Non paga mai il grande capo, ovvero chi sta in cima alla filiera. I problemi della Juventus nascono lassù.
La Juventus non può sottrarsi all'involuzione generale. Il nodo è il manico, dove la gestione del calcio si è passata con disinvoltura da una visione all'altra. Sarri, Pirlo, Tudor e Motta sono solo un dettaglio nella storia della Juventus. La vera questione è chi sta in cima alla filiera: i dirigenti o l'allenatore?
Questo ciclo di allenatori ha segnato una lunga stagione di amarezze, con solo due Coppe Italia e una Supercoppa da decenni. La sconfitta nella Champions League è stata il colpo finale per Tudor, l'allenatore croato che si è licenziato dopo appena 218 giorni in partenza. Sarri, che aveva portato la Juventus al nono scudetto del Covid, fu liquidato dopo il ko con Lione.
Il problema di Allegri, che ha vinto cinque scudetti consecutivi, è stato quello di essere troppo sintonizzato sulle aspettative della dirigenza e di aver perduto la visione della squadra. La sua partenza nel maggio 2024 fu un segnale di disinvoltura, e Motta, l'allenatore che ha seguito Allegri, non è riuscito a cambiare la situazione.
Il diario di bordo del calcio juventino racconta una storia di declino e di mancanza di visione. La Juventus, che un tempo era il simbolo della forza e dell'organizzazione italiana, si trova ad affrontare un'era di crisi industriale e post-industriale. John Elkann, nipote e erede di Gianni Agnelli, è l'uomo alla guida del gruppo Stellantis, che ha una forza occupazionale di 400mila dipendenti.
Il problema della Juventus nasce dal manico, ovvero dalla gestione del calcio. I dirigenti hanno passato con disinvoltura da una visione all'altra, contando solo i risultati e ricorrendo alla soluzione più facile: presentare il conto all'allenatore. Non paga mai il grande capo, ovvero chi sta in cima alla filiera. I problemi della Juventus nascono lassù.
La Juventus non può sottrarsi all'involuzione generale. Il nodo è il manico, dove la gestione del calcio si è passata con disinvoltura da una visione all'altra. Sarri, Pirlo, Tudor e Motta sono solo un dettaglio nella storia della Juventus. La vera questione è chi sta in cima alla filiera: i dirigenti o l'allenatore?