VoceDiPerugia
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Gli ex prefetti che nascondono la verità. Il caso Filippo Peritore: il guanto scomparso e una storia di confusione.
Il 6 gennaio 1980, un giorno che segnò l'inizio della fine per Piersanti Mattarella. L'ex presidente della Regione Sicilia e fratello maggiore dell'attuale Presidente della Repubblica era stato assassinato a Palermo. La morte di Mattarella rimane ancora oggi un mistero, e la figura di Filippo Peritore, l'ex prefetto arrestato ieri ai domiciliari, sembra aver contribuito a nascondere una parte importante dell'inchiesta.
Peritore, 75enne agrigentino, si è difeso dicendo di aver commesso "una cosa interpretata male" durante l'interrogatorio preventivo. Sostiene di essere stato in uno stato di confusione e ansia, e di aver detto cose che non intendeva. Ma secondo gli inquirenti, mentendo. Si tratta di un guanto in pelle rinvenuto nell'auto usata per la fuga da uno dei killer dell'allora presidente della Regione Sicilia.
"Io non ho occultato nulla", ha affermato Peritore. "Io ho fatto solo il mio dovere". Ma i documenti e le dichiarazioni rese negli anni sembrano suggerire che ci sia stato un dissonanza tra la parola e il fatto. Il guanto, infatti, non è mai stato trovato nella Scientifica.
"Possibile che qualcuno mi abbia detto di procedere in quel modo?", ha chiesto Peritore. "Forse i miei dirigenti dell'epoca." Ma secondo gli inquirenti, la verità è molto più semplice: Peritore ha contribuito a nascondere le tracce del guanto.
E allora dove sia finito? Chi abbia distrutto l'unica prova che avrebbe portato al nome dell'assassino rimane ancora un mistero. Ma i sospetti sono molti, e gli inquirenti continuano a lavorare per risolvere il caso.
Il 6 gennaio 1980, un giorno che segnò l'inizio della fine per Piersanti Mattarella. L'ex presidente della Regione Sicilia e fratello maggiore dell'attuale Presidente della Repubblica era stato assassinato a Palermo. La morte di Mattarella rimane ancora oggi un mistero, e la figura di Filippo Peritore, l'ex prefetto arrestato ieri ai domiciliari, sembra aver contribuito a nascondere una parte importante dell'inchiesta.
Peritore, 75enne agrigentino, si è difeso dicendo di aver commesso "una cosa interpretata male" durante l'interrogatorio preventivo. Sostiene di essere stato in uno stato di confusione e ansia, e di aver detto cose che non intendeva. Ma secondo gli inquirenti, mentendo. Si tratta di un guanto in pelle rinvenuto nell'auto usata per la fuga da uno dei killer dell'allora presidente della Regione Sicilia.
"Io non ho occultato nulla", ha affermato Peritore. "Io ho fatto solo il mio dovere". Ma i documenti e le dichiarazioni rese negli anni sembrano suggerire che ci sia stato un dissonanza tra la parola e il fatto. Il guanto, infatti, non è mai stato trovato nella Scientifica.
"Possibile che qualcuno mi abbia detto di procedere in quel modo?", ha chiesto Peritore. "Forse i miei dirigenti dell'epoca." Ma secondo gli inquirenti, la verità è molto più semplice: Peritore ha contribuito a nascondere le tracce del guanto.
E allora dove sia finito? Chi abbia distrutto l'unica prova che avrebbe portato al nome dell'assassino rimane ancora un mistero. Ma i sospetti sono molti, e gli inquirenti continuano a lavorare per risolvere il caso.