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Il petrolio è stato messo al bando e la Russia si trova immobile, il "fattore tempo" che aveva favorito le manovre di Putin comincia a contare contro di lui. Ecco perché: per la prima volta dall'inizio della guerra, anche la Russia sembra essere pronta a trovare una soluzione diplomatica.
Ecco cosa sta succedendo: Donald Trump non aveva voluto colpire il petrolio russo, che è il nerbo dell'economia putiniana. Ora però, dopo le pressioni europee e in particolare quelle del Regno Unito, le sanzioni imposte alle due società di petrolio più grandi della Russia, Rosneft e Lukoil, sembrano aver avuto un effetto.
Le fonti diplomatiche riferiscono che Trump ha annunciato di parlare anche di questo con Xi Jinping il prossimo giovedì a Corea del Sud. La Cina è l'acquirente di petrolio russo più grande e la pressione è tale che Pechino sembra sospeso tra le forniture di greggio e gli ordini del governo cinese.
Anche l'India sta cambiando il suo atteggiamento. Il gruppo privato Reliance Industries ha pubblicamente annunciato che ci sarà una "ricalibrazione degli ordinativi di petrolio russo" in totale allineamento con le istruzioni del governo dell'India.
Il problema è che la Russia si trova immobile e il "fattore tempo" comincia a contare contro di lei. Putin e Zelensky sono impegnati in una corsa tecnologica al rialzo, ma la logica indica che la Russia sia ancora in vantaggio sul piano militare. Ma fino a quando?
La mossa della Casa Bianca potrebbe fornire il precedente giuridico per spingere gli europei ad smobilizzare gli "asset russi" di 140 miliardi di euro custoditi in Belgio. E il campo di battaglia sta cambiando, con l'esercito russo che si avanza a scartamento ridotto sulla linea del fronte nel Donbass.
In ogni caso, la situazione sembra essere in continua evoluzione e il mondo aspetta con ansia cosa succederà prossimamente.
Ecco cosa sta succedendo: Donald Trump non aveva voluto colpire il petrolio russo, che è il nerbo dell'economia putiniana. Ora però, dopo le pressioni europee e in particolare quelle del Regno Unito, le sanzioni imposte alle due società di petrolio più grandi della Russia, Rosneft e Lukoil, sembrano aver avuto un effetto.
Le fonti diplomatiche riferiscono che Trump ha annunciato di parlare anche di questo con Xi Jinping il prossimo giovedì a Corea del Sud. La Cina è l'acquirente di petrolio russo più grande e la pressione è tale che Pechino sembra sospeso tra le forniture di greggio e gli ordini del governo cinese.
Anche l'India sta cambiando il suo atteggiamento. Il gruppo privato Reliance Industries ha pubblicamente annunciato che ci sarà una "ricalibrazione degli ordinativi di petrolio russo" in totale allineamento con le istruzioni del governo dell'India.
Il problema è che la Russia si trova immobile e il "fattore tempo" comincia a contare contro di lei. Putin e Zelensky sono impegnati in una corsa tecnologica al rialzo, ma la logica indica che la Russia sia ancora in vantaggio sul piano militare. Ma fino a quando?
La mossa della Casa Bianca potrebbe fornire il precedente giuridico per spingere gli europei ad smobilizzare gli "asset russi" di 140 miliardi di euro custoditi in Belgio. E il campo di battaglia sta cambiando, con l'esercito russo che si avanza a scartamento ridotto sulla linea del fronte nel Donbass.
In ogni caso, la situazione sembra essere in continua evoluzione e il mondo aspetta con ansia cosa succederà prossimamente.