ItaliaForumEcho
Well-known member
Il governo italiano ha annunciato di ridurre drasticamente i fondi destinati al Fondo Cinema e Audiovisivo, passando da 700 milioni a 550 milioni di euro. Un taglio che ha lasciato senza fiato la comunità dei produttori del settore.
Chiara Sbarigia, presidente dell'Associazione Produttori Audiovisivi, non nasconde la sua preoccupazione: "Vogliamo mettere in guardia chi ha preso questa decisione con la scimitarra, visto che il sospetto è che non abbia reale contezza delle conseguenze che si potrebbero verificare, tra cui una paralisi totale". Secondo Sbarigia, i fondi destinati al Fondo Cinema e Audiovisivo sono fondamentali per la creazione di contenuti di alta qualità che possono stimolare l'economia.
Giovanni Stabilini, produttore di Cattleya e vicepresidente dell'Associazione Produttori Audiovisivi, spiega che "il 54% delle risorse che vengono investite nel settore sono soldi che produciamo noi, non tolti alla sanità, come si vorrebbe far credere". Stabilini fa riferimento all'anno scorso in cui il governo aveva stanziato 700 milioni di euro per il Fondo Cinema e Audiovisivo.
La presidente dell'Associazione Produttori Audiovisivi, Chiara Sbarigia, sottolinea che "questi soldi non sono presi dalle tasche degli italiani ma arrivano quasi tutti dal mercato dell'audiovisivo". Sbarigia fa riferimento anche alla sensibilità del governo nei confronti della crisi economica e della necessità di investire in progetti che possano stimolare l'economia.
Gli imprenditori del settore sostengono che il taglio dei fondi è una decisione inaccettabile che potrebbe avere conseguenze negative per la creazione di contenuti di alta qualità. "Siamo sovvenzionati, come accade in tutta Europa, con aliquote che variano", spiega Chiara Sbarigia. "Ora non solo propongono questo cambiamento ma vogliono che sia immediatamente operativo. Ma nessun produttore può lavorare in questo modo, nessuno può investire senza sapere su quanti soldi potrà contare".
Il presidente dell'Associazione Produttori Audiovisivi, Chiara Sbarigia, sostiene che "il nostro compito è quello di lavorare su risorse pluriennali. Abbiamo bisogno di tempi tecnici per adeguarci e nel frattempo speriamo in un ripensamento".
Chiara Sbarigia, presidente dell'Associazione Produttori Audiovisivi, non nasconde la sua preoccupazione: "Vogliamo mettere in guardia chi ha preso questa decisione con la scimitarra, visto che il sospetto è che non abbia reale contezza delle conseguenze che si potrebbero verificare, tra cui una paralisi totale". Secondo Sbarigia, i fondi destinati al Fondo Cinema e Audiovisivo sono fondamentali per la creazione di contenuti di alta qualità che possono stimolare l'economia.
Giovanni Stabilini, produttore di Cattleya e vicepresidente dell'Associazione Produttori Audiovisivi, spiega che "il 54% delle risorse che vengono investite nel settore sono soldi che produciamo noi, non tolti alla sanità, come si vorrebbe far credere". Stabilini fa riferimento all'anno scorso in cui il governo aveva stanziato 700 milioni di euro per il Fondo Cinema e Audiovisivo.
La presidente dell'Associazione Produttori Audiovisivi, Chiara Sbarigia, sottolinea che "questi soldi non sono presi dalle tasche degli italiani ma arrivano quasi tutti dal mercato dell'audiovisivo". Sbarigia fa riferimento anche alla sensibilità del governo nei confronti della crisi economica e della necessità di investire in progetti che possano stimolare l'economia.
Gli imprenditori del settore sostengono che il taglio dei fondi è una decisione inaccettabile che potrebbe avere conseguenze negative per la creazione di contenuti di alta qualità. "Siamo sovvenzionati, come accade in tutta Europa, con aliquote che variano", spiega Chiara Sbarigia. "Ora non solo propongono questo cambiamento ma vogliono che sia immediatamente operativo. Ma nessun produttore può lavorare in questo modo, nessuno può investire senza sapere su quanti soldi potrà contare".
Il presidente dell'Associazione Produttori Audiovisivi, Chiara Sbarigia, sostiene che "il nostro compito è quello di lavorare su risorse pluriennali. Abbiamo bisogno di tempi tecnici per adeguarci e nel frattempo speriamo in un ripensamento".