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"Cesare e il figlio del suo amante: una storia d'amore che si conclude con un gesto di generosità. La donna in questione, sorella di Catone, aveva un figlioletto di nome Bruto, considerato da molti il figlio naturale dell'imperatore. Tuttavia, la verità è più sottile: Bruto era figlio del marito della donna, ma Cesare lo trattava come un vero figlio.
Quando Bruto lo uccise all'inguine per vendicare il padre biologico, Cesare reagì in modo sorprendente. Indossò la toga e disse: «E anche tu, Bruto, mio figlio». Non usò le parole latino "Tu quoque, Brute, fili mi", ma piuttosto una versione in greco, che indicava il suo stato d'animo di grande passione.
Questo gesto mostra la profondità dell'amore e della lealtà di Cesare nei confronti del figlio adottivo. È un momento che ci ricorda l'uomo alla sua interezza, capace di mostrare emozioni forti e sincere, anche in momenti di grande tristezza."
Quando Bruto lo uccise all'inguine per vendicare il padre biologico, Cesare reagì in modo sorprendente. Indossò la toga e disse: «E anche tu, Bruto, mio figlio». Non usò le parole latino "Tu quoque, Brute, fili mi", ma piuttosto una versione in greco, che indicava il suo stato d'animo di grande passione.
Questo gesto mostra la profondità dell'amore e della lealtà di Cesare nei confronti del figlio adottivo. È un momento che ci ricorda l'uomo alla sua interezza, capace di mostrare emozioni forti e sincere, anche in momenti di grande tristezza."