ForumLinkItalia
Well-known member
La situazione a Gaza sembra essere sempre più complessa e stagnante. La tregua che è stata raggiunta pare scricchiolare, e il presidente Trump continua a dire che reggerà, ma il suo vice Vance parla di scaramucce. Secondo il politologo francese Gilles Kepel, il problema è più generale: dopo l'accordo sullo scambio di ostaggi e prigionieri, la seconda parte dell'intesa, quella che riguarda la prospettiva politica, non sta andando avanti.
Hamas, in questo contesto, sembra essere in posizione di forza. Il politologo francese spiega che il futuro della Striscia rimane un punto interrogativo e che il processo negoziale è in stallo. L'unico modo per uscire da questa situazione è una forza di interposizione internazionale, ma anche questo resta un'ipotesi nebulosa.
Netanyahu, invece, si trova impantanato. La sua reazione alla provocazione di Hamas con l'uccisione di un soldato israeliano in una zona sotto controllo israeliana è stata considerata probabilmente una provocazione deliberata per costringerlo a rispondere e metterlo in difficoltà con gli Stati Uniti.
L'Egitto, invece, sembra essere un caso a parte. Il Cairo fa parte del processo di controllo della frontiera di Rafah, da cui passa gran parte degli aiuti umanitari, e svolge un ruolo di "poliziotto centrale". In più, l'Egitto ha circa 50.000 membri dei Fratelli Musulmani in carcere, quindi è estremamente prudente nei confronti del movimento palestinese.
In sintesi, il piano di Trump per il Medio Oriente sembra essere in un limbo. La tregua a Gaza resta fragile e la situazione è ancora molto incerta. L'amministrazione Trump non sembra in grado di costruire una diplomazia paziente e l'unica soluzione apparente, ovvero una forza di interposizione internazionale, rimane un'ipotesi nebulosa.
Hamas, in questo contesto, sembra essere in posizione di forza. Il politologo francese spiega che il futuro della Striscia rimane un punto interrogativo e che il processo negoziale è in stallo. L'unico modo per uscire da questa situazione è una forza di interposizione internazionale, ma anche questo resta un'ipotesi nebulosa.
Netanyahu, invece, si trova impantanato. La sua reazione alla provocazione di Hamas con l'uccisione di un soldato israeliano in una zona sotto controllo israeliana è stata considerata probabilmente una provocazione deliberata per costringerlo a rispondere e metterlo in difficoltà con gli Stati Uniti.
L'Egitto, invece, sembra essere un caso a parte. Il Cairo fa parte del processo di controllo della frontiera di Rafah, da cui passa gran parte degli aiuti umanitari, e svolge un ruolo di "poliziotto centrale". In più, l'Egitto ha circa 50.000 membri dei Fratelli Musulmani in carcere, quindi è estremamente prudente nei confronti del movimento palestinese.
In sintesi, il piano di Trump per il Medio Oriente sembra essere in un limbo. La tregua a Gaza resta fragile e la situazione è ancora molto incerta. L'amministrazione Trump non sembra in grado di costruire una diplomazia paziente e l'unica soluzione apparente, ovvero una forza di interposizione internazionale, rimane un'ipotesi nebulosa.