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Per quasi vent'anni, Nevenka Fernández non ha detto niente. Nel 2001 aveva già denunciato pubblicamente il sindaco spagnolo Ismael Álvarez con cui era in una relazione di consiglieresa al Comune di Ponferrada. La storia - il caso Nevenka - scosse il Paese: Álvarez fu condannato a nove mesi di carcere, a una multa e a un risarcimento.
Il caso è stato un lungo silenzio. La Fernández, che adesso vive nella capitale irlandese Dublino con marito e figli, ha deciso di parlare di nuovo dopo aver guardato un documentario su Anita Hill. "Avevo un buco nero dentro", racconta la donna spagnola. "Ero a Dublino e guardavo in televisione le gigantesche manifestazioni fatte in Spagna contro il caso de La Manada, e mi provocarono una catarsi. Piangevo come una pazza. Pensavo che quelle proteste fossero anche per me. Non ero sola."
Due anni fa, la Fernández si è raccontata nel documentario Netflix Nevenka: rompere il silenzio. Ora la sua storia è anche un film: Il mio nome è Nevenka. "Raccontare ciò che mi è successo è stato terapeutico", spiega la donna. "L’ho fatto per me stessa e per altre donne."
Nel 2001, il sindaco Álvarez le chiedeva di essere a disposizione del sindaco durante il giorno. La Fernández diceva di no, ma lui insistiva. Una volta, in macchina, mentre uscivano da un hotel dove la Fernández gli aveva portato con l'inganno per rimanere da solo con lei nella sua camera, piangeva amaramente. "Beh, è fatta, non è successo niente", diceva. La Fernández era molto confusa e provava vergogna perché aveva avuto una relazione con lui.
"Il sindaco mi diceva che dovevo essere felice di stare insieme a lui, ma non me ne importava nulla", racconta la donna. "La cosa peggiore è stata la pressione alla quale ero sottoposta." La Fernández dice che i suoi amici le hanno fatto sentire rifiutata e che il Comune di Ponferrada non ha risposto alle sue richieste.
Il caso del sindaco Ismael Álvarez è stato un momento importante per la donna, che adesso si sente "maggiormente fortissima". La Fernández sta lavorando in una multinazionale e per un'organizzazione benefica. Sono madre di due gemelli di 13 anni, quindi "in casa è sempre tutto molto frenetico", dice. "Sono riuscita a superare tutti i passaggi, a superare il trauma."
Tuttavia, la Fernández non si sente mai sicura, e non si sente mai completamente salva. "Guardo sempre dove mi siedo per sapere chi c'è dietro di me", racconta.
Il caso è stato un lungo silenzio. La Fernández, che adesso vive nella capitale irlandese Dublino con marito e figli, ha deciso di parlare di nuovo dopo aver guardato un documentario su Anita Hill. "Avevo un buco nero dentro", racconta la donna spagnola. "Ero a Dublino e guardavo in televisione le gigantesche manifestazioni fatte in Spagna contro il caso de La Manada, e mi provocarono una catarsi. Piangevo come una pazza. Pensavo che quelle proteste fossero anche per me. Non ero sola."
Due anni fa, la Fernández si è raccontata nel documentario Netflix Nevenka: rompere il silenzio. Ora la sua storia è anche un film: Il mio nome è Nevenka. "Raccontare ciò che mi è successo è stato terapeutico", spiega la donna. "L’ho fatto per me stessa e per altre donne."
Nel 2001, il sindaco Álvarez le chiedeva di essere a disposizione del sindaco durante il giorno. La Fernández diceva di no, ma lui insistiva. Una volta, in macchina, mentre uscivano da un hotel dove la Fernández gli aveva portato con l'inganno per rimanere da solo con lei nella sua camera, piangeva amaramente. "Beh, è fatta, non è successo niente", diceva. La Fernández era molto confusa e provava vergogna perché aveva avuto una relazione con lui.
"Il sindaco mi diceva che dovevo essere felice di stare insieme a lui, ma non me ne importava nulla", racconta la donna. "La cosa peggiore è stata la pressione alla quale ero sottoposta." La Fernández dice che i suoi amici le hanno fatto sentire rifiutata e che il Comune di Ponferrada non ha risposto alle sue richieste.
Il caso del sindaco Ismael Álvarez è stato un momento importante per la donna, che adesso si sente "maggiormente fortissima". La Fernández sta lavorando in una multinazionale e per un'organizzazione benefica. Sono madre di due gemelli di 13 anni, quindi "in casa è sempre tutto molto frenetico", dice. "Sono riuscita a superare tutti i passaggi, a superare il trauma."
Tuttavia, la Fernández non si sente mai sicura, e non si sente mai completamente salva. "Guardo sempre dove mi siedo per sapere chi c'è dietro di me", racconta.