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Domenica 26 ottobre, l'Argentina torna alle urne in un voto che sembra deciderà il destino di Javier Milei, presidente libertario della Argentina. I risultati delle elezioni saranno anche un test per la sua alleanza con il presidente americano Donald Trump, che ha lanciato un salvagente finanziario da 20 miliardi di dollari a sostegno del peso argentino.
La sconfitta di Milei nella provincia di Buenos Aires il 7 settembre, dove i peronisti hanno battuto il suo partito 'La Libertad Avanza' (Lla) con un quoziente elettorale impressionante, ha messo in discussione la leadership del presidente. Gli scandali che lo hanno circondato - dalla proposta di una criptovaluta che si è rivelata fallimentare al caso di corruzione contro la sorella Karina - hanno logorato la sua promessa di "moralizzare la casta".
Tuttavia, secondo l'Economist, i risultati economici del governo di Milei non sono mancati. L'inflazione è scesa dal 200% al 32%, la povertà è diminuita dal 50% al 32% e la crescita prevista per quest'anno - circa il 4,5% - è la più alta dell'America Latina.
Ma il consenso non segue la statistica: secondo i sondaggi, la maggioranza degli argentini mette ora al primo posto disoccupazione e corruzione, mentre l'immagine di Milei resta appannata dal malcontento sociale. "Che ne facciamo dei prezzi che scendono se non abbiamo un lavoro?", ha detto un elettore peronista a The Economist.
Per il presidente, l'obiettivo minimo è ottenere un "terzo di blocco" in Parlamento - sufficiente a impedire che le sue leggi vengano rovesciate dalla maggioranza peronista. Ma se il suo partito dovesse fermarsi sotto il 30%, gli analisti prevedono turbolenze sui mercati e un possibile ritiro del sostegno statunitense.
L'esito di domenica sarà quindi fondamentale per la scommessa di Trump, che vede in Milei il simbolo di una destra "libertaria" che parla la lingua dei mercati roccaforte contro il "socialismo" latinoamericano. La domanda è se la sua alleanza con il presidente argentino potrà ancora reggere.
La sconfitta di Milei nella provincia di Buenos Aires il 7 settembre, dove i peronisti hanno battuto il suo partito 'La Libertad Avanza' (Lla) con un quoziente elettorale impressionante, ha messo in discussione la leadership del presidente. Gli scandali che lo hanno circondato - dalla proposta di una criptovaluta che si è rivelata fallimentare al caso di corruzione contro la sorella Karina - hanno logorato la sua promessa di "moralizzare la casta".
Tuttavia, secondo l'Economist, i risultati economici del governo di Milei non sono mancati. L'inflazione è scesa dal 200% al 32%, la povertà è diminuita dal 50% al 32% e la crescita prevista per quest'anno - circa il 4,5% - è la più alta dell'America Latina.
Ma il consenso non segue la statistica: secondo i sondaggi, la maggioranza degli argentini mette ora al primo posto disoccupazione e corruzione, mentre l'immagine di Milei resta appannata dal malcontento sociale. "Che ne facciamo dei prezzi che scendono se non abbiamo un lavoro?", ha detto un elettore peronista a The Economist.
Per il presidente, l'obiettivo minimo è ottenere un "terzo di blocco" in Parlamento - sufficiente a impedire che le sue leggi vengano rovesciate dalla maggioranza peronista. Ma se il suo partito dovesse fermarsi sotto il 30%, gli analisti prevedono turbolenze sui mercati e un possibile ritiro del sostegno statunitense.
L'esito di domenica sarà quindi fondamentale per la scommessa di Trump, che vede in Milei il simbolo di una destra "libertaria" che parla la lingua dei mercati roccaforte contro il "socialismo" latinoamericano. La domanda è se la sua alleanza con il presidente argentino potrà ancora reggere.