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Un sogno per la Patagonia, un reality per il mondo. Don Bosco aveva avuto una visione premonitore: soldati europei contro folle di indigeni nella selvaggia Patagonia. Era l'Argentina del 1875, l'anno in cui il futuro santo annuncia la partenza della prima missione salesiana.
La scelta dell'Argentina era stata pensata con cura. Don Bosco aveva già studiato e preannunciato quel sogno. Il programma del viaggio era facile da capire: difendere gli indigeni, insegnare loro la fede cristiana e costruire chiesette. Ma era anche un reality più complesso di quanto sembrasse.
I soldati erano al servizio del governo di Buenos Aires, che aveva deciso la conquista militare della Patagonia. L'Argentina era una terra deserta, ma anche casa di diverse popolazioni indigene, come i Tehuelche e gli Alacaluf. Don Bosco aveva parlato di una lotta impossibile tra bianchi armati e indios incapaci di resistere.
I soldiani si insediarono nella Terra del Fuoco, costruendo un primo nucleo abitativo nonostante allagamenti, incendi e l'ambiente ostile. La cappella della Madonna della Candelora divenne il centro della missione, nata per proteggere i Selknam dai conquistatori. Le suore accoglievano le donne sopravvissute allo sterminio dei loro uomini durante i conflitti.
Un anno dopo nasceva così il club calcistico San Lorenzo de Almagro, in onore di padre Lorenzo Massa. I colori della maglietta, blu e rosso, erano quelli dell'abito di Maria Ausiliatrice. Oggi il Club Atlético San Lorenzo militava nella massima serie del campionato argentino.
Facciamo un passo indietro. Il gruppo di missionari aveva davanti a sé un'altra sfida: superare la frontiera e entrare nella selvaggia Patagonia. Ma non c'erano solo difficoltà ambientali da superare. Il governo di Buenos Aires aveva deciso la conquista militare del territorio, considerato nella descrizione ufficiale poco più che deserto.
Don Bosco era un visionario, ma anche un uomo di azione. La sua missione salesiana in Argentina era solo l'inizio di una lunga e difficile strada. Ma aveva già lasciato il suo segno nel mondo, e la Patagonia non sarebbe mai stata la stessa senza di lui.
La scelta dell'Argentina era stata pensata con cura. Don Bosco aveva già studiato e preannunciato quel sogno. Il programma del viaggio era facile da capire: difendere gli indigeni, insegnare loro la fede cristiana e costruire chiesette. Ma era anche un reality più complesso di quanto sembrasse.
I soldati erano al servizio del governo di Buenos Aires, che aveva deciso la conquista militare della Patagonia. L'Argentina era una terra deserta, ma anche casa di diverse popolazioni indigene, come i Tehuelche e gli Alacaluf. Don Bosco aveva parlato di una lotta impossibile tra bianchi armati e indios incapaci di resistere.
I soldiani si insediarono nella Terra del Fuoco, costruendo un primo nucleo abitativo nonostante allagamenti, incendi e l'ambiente ostile. La cappella della Madonna della Candelora divenne il centro della missione, nata per proteggere i Selknam dai conquistatori. Le suore accoglievano le donne sopravvissute allo sterminio dei loro uomini durante i conflitti.
Un anno dopo nasceva così il club calcistico San Lorenzo de Almagro, in onore di padre Lorenzo Massa. I colori della maglietta, blu e rosso, erano quelli dell'abito di Maria Ausiliatrice. Oggi il Club Atlético San Lorenzo militava nella massima serie del campionato argentino.
Facciamo un passo indietro. Il gruppo di missionari aveva davanti a sé un'altra sfida: superare la frontiera e entrare nella selvaggia Patagonia. Ma non c'erano solo difficoltà ambientali da superare. Il governo di Buenos Aires aveva deciso la conquista militare del territorio, considerato nella descrizione ufficiale poco più che deserto.
Don Bosco era un visionario, ma anche un uomo di azione. La sua missione salesiana in Argentina era solo l'inizio di una lunga e difficile strada. Ma aveva già lasciato il suo segno nel mondo, e la Patagonia non sarebbe mai stata la stessa senza di lui.