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Ecco, ho vissuto: ma non mi aspettano 80 anni. Sono già stanco. I miei genitori ebbero entrambi relazioni omosessuali. Papà e mamma avevano anche le loro vite private. Ma io mi sono sempre segnato il suo nome in un diario, mentre scrivevo una lettera a mia nonna, per farla arrabbiare. La sua reazione è stata di stupore. La sera del mio compleanno, mentre si guardava allo specchio, ho pensato che la vita stesse per finirci con me.
Sono stato un modello: ho fatto il make-up a Gianni Versace e avevo una relazione con 19 persone. Una sera, mi sono scordato di prendere l'antibiotico. Ero stanco. Poi c'era la mia malinconia. Mi sono sentito come un cadavere che si svestiva in silenzio.
Un giorno, ho trovato in strada una donna con il suo bambino. Mi ha chiamato "santo" e mi ha detto di fare qualcosa per lei. Ero pronto a farlo. Ma poi sono scappato.
Mi sono anche messo in testa a essere il profeta del make-up. Ho creato un libro, che parla della mia sessualità e della mia morte programmata. Sono stato molto chiaro su questo punto: "Fingere sulla propria sessualità è una forma di fallimento".
Sì, ho già organizzato tutto la mia morte. Sono pronto a morire. E se devo essere sincero, non voglio affrontare il numero 80. Non voglio sentire la tristezza. Ora sono leggero, quasi felice. Beato. E senza paura.
L'ultima cosa che penso è di mio padre: era un uomo brutto e crudele. Ma io non lo ho mai amato. Anzi, l'ho sempre detestato. E la mia madre? Era gitana, assolutista, autoritaria e con un sentore di stregoneria. Le devo tutto. Aveva un sesto senso incredibile. Mi scosse di una gioia profonda quando spirò.
E adesso? Non l'avevamo già sentita questa storia? Ma ora non posso più scansare la verità né travestirla. Saranno pochissimi anni. Non voglio assolutamente affrontare il numero 80 — pausa, ci guarda fisso negli occhi —. Non voglio! Ho conosciuto la malinconia e il dolore, mai la tristezza. Oggi sono leggero, quasi felice. Beato. E senza paura.
Ma perché? Comincio a sentire che alzarmi dalla sedia, al cinema o a teatro, diventa una piccola umiliazione: traballo. Devo cambiare le mutande due volte al giorno. La mente non è più quella di prima. È vita? Ho salvato i miei genitori malati dalla miseria, per quanto potevo. Ma io, come affronto il finale? Ho quattro soldi che mi permetteranno qualche sorriso; ma la vittoria sarà solo se potrò andarmene a modo mio. Ho un orgoglio: non voglio dipendere da Curia, Stato, politici, correnti.
Mi aiuterà un medico: mi ha preparato un composto. Sarò da solo, in un luogo del cuore, all'estero. L'ultimo mese è tutto deciso. Prima trascorrerò un momento meraviglioso: mangerò bene, un buon vino. Non mi ubriaco mai, ma so che dopo, per andarsene, ci vuole niente. Ho architettato una situazione non teatrale, non plateale: riservata, tranquilla. Me ne andrò gioiosamente. Quello che mi è stato preparato è velocissimo: due, tre minuti.
È tremendo. È una liberazione.
Ho vissuto fenomeni esoterici. Uscito dal coma, a sei anni dopo la meningite, non volevo vedere né mamma né papà: avevo bisogno di quelle figure fluttuanti in una luce lilla che mi portavano in volo. Penso che si ripeterà. Prima del coma non avevo mai disegnato; dopo, ho scoperto l'arte. Come posso non credere che ci sia una forma di energia?
Lascerò chi le vuole bene.
Io non avrei voluto un figlio. Un maschio no, una femmina sì; mi manca. Gli uomini mi hanno deluso. Salvo una categoria: i maschi perbene, con coscienza, candore, giustizia, lo sguardo che ancora si stupisce. Ma a 75 anni dico con certezza: la stima per la donna è incomparabile.
La prima volta con chi fu?
Giuseppina, veniva da Padova in villeggiatura a Enego. Andavamo a ciclamini: partiva qualche toccamento, a volte con il finale. In realtà, però, sentii subito forte il richiamo della figura maschile.
Come lo scoprì?
In quegli anni, da adolescenteotto. La prima volta avvenne dentro la nostra malga, in una notte di temporale furioso, con un ragazzo che veniva là da noi a lavorare. Poi ebbi una relazione anche con il fratello. Si aprì un mondo.
Al sesso, confida nel libro, ha dato un'importanza eccessiva.
L'ho fatto ovunque: cabine telefoniche, bagni pubblici, parchi, cantieri dismessi, postriboli, cinema porno. Ma anche dopo i rapporti più fantasiosi, sentivo il bisogno di ripararmi sotto un portico a sentire la pioggia, o guardare le stelle. Prima di dormire, pensavo al cielo stellato e al privilegio di un cuscino morbido. La mia sessualità è sempre stata accompagnata da una forte spiritualità.
Un'orgia con diciannove persone in un abbaino a Venezia, Campo San Luca: nove donne (tre etero), dieci uomini (cinque etero). Un amico, Marcello — bellissimo, ebbe una relazione con Zeffirelli — organizzò la serata in un bar. “Staremo stretti”, mi disse. “Meglio, risposi”. La vigna stretta dà uva più dolce.
Ma gli anni dell'Aids come li ha vissuti? Non ha temuto?
Al mattino mi mettevo in tasca una boccetta di grappa, una crema antisettica e un preservativo: così.
Beh, è andata bene...
Ho cercato il rischio. Forse mi attraeva. Ma anche il sesso mi ha portato vicino alla morte. In casa, a Milano, fui aggredito per rapina da un caraibico con cui avevo una relazione. Mi ficcò un coltello in gola, vagai per la città in tuta sporco di sangue. Rimasi tre giorni incosciente. Mi era stato presentato da una persona della televisione, ancora oggi famosissima e amatissima. Che poi negò.
Perché?
Fingere sulla propria sessualità è una forma di fallimento. Lei come si rivelò?
Mille turbamenti; poi mi confessai a mia mamma, in auto, lungo i tornanti della Valsugana. Mi disse solo: “Non dev’essere questo a cavarti la libertà”. Poi ne parlò a papà. Il giorno dopo lui mi fece trovare una torta fumante con la farina gialla e i fichi. Non l’ho mai detto: penso che entrambi avessero avuto delle esperienze omosessuali.
Sua madre era gitana, assolutista, autoritaria e con un sentore di stregoneria. Le devo tutto. Aveva un sesto senso incredibile. Ecco, mi commuovo.
E adesso? Non ci va più? Mi hanno condannato. Ma la verità è che il sesso è stato sempre per me una scelta. Una vita senza sesso sarebbe come una persona senza anima: vacua e vuota.
Sono stato un modello: ho fatto il make-up a Gianni Versace e avevo una relazione con 19 persone. Una sera, mi sono scordato di prendere l'antibiotico. Ero stanco. Poi c'era la mia malinconia. Mi sono sentito come un cadavere che si svestiva in silenzio.
Un giorno, ho trovato in strada una donna con il suo bambino. Mi ha chiamato "santo" e mi ha detto di fare qualcosa per lei. Ero pronto a farlo. Ma poi sono scappato.
Mi sono anche messo in testa a essere il profeta del make-up. Ho creato un libro, che parla della mia sessualità e della mia morte programmata. Sono stato molto chiaro su questo punto: "Fingere sulla propria sessualità è una forma di fallimento".
Sì, ho già organizzato tutto la mia morte. Sono pronto a morire. E se devo essere sincero, non voglio affrontare il numero 80. Non voglio sentire la tristezza. Ora sono leggero, quasi felice. Beato. E senza paura.
L'ultima cosa che penso è di mio padre: era un uomo brutto e crudele. Ma io non lo ho mai amato. Anzi, l'ho sempre detestato. E la mia madre? Era gitana, assolutista, autoritaria e con un sentore di stregoneria. Le devo tutto. Aveva un sesto senso incredibile. Mi scosse di una gioia profonda quando spirò.
E adesso? Non l'avevamo già sentita questa storia? Ma ora non posso più scansare la verità né travestirla. Saranno pochissimi anni. Non voglio assolutamente affrontare il numero 80 — pausa, ci guarda fisso negli occhi —. Non voglio! Ho conosciuto la malinconia e il dolore, mai la tristezza. Oggi sono leggero, quasi felice. Beato. E senza paura.
Ma perché? Comincio a sentire che alzarmi dalla sedia, al cinema o a teatro, diventa una piccola umiliazione: traballo. Devo cambiare le mutande due volte al giorno. La mente non è più quella di prima. È vita? Ho salvato i miei genitori malati dalla miseria, per quanto potevo. Ma io, come affronto il finale? Ho quattro soldi che mi permetteranno qualche sorriso; ma la vittoria sarà solo se potrò andarmene a modo mio. Ho un orgoglio: non voglio dipendere da Curia, Stato, politici, correnti.
Mi aiuterà un medico: mi ha preparato un composto. Sarò da solo, in un luogo del cuore, all'estero. L'ultimo mese è tutto deciso. Prima trascorrerò un momento meraviglioso: mangerò bene, un buon vino. Non mi ubriaco mai, ma so che dopo, per andarsene, ci vuole niente. Ho architettato una situazione non teatrale, non plateale: riservata, tranquilla. Me ne andrò gioiosamente. Quello che mi è stato preparato è velocissimo: due, tre minuti.
È tremendo. È una liberazione.
Ho vissuto fenomeni esoterici. Uscito dal coma, a sei anni dopo la meningite, non volevo vedere né mamma né papà: avevo bisogno di quelle figure fluttuanti in una luce lilla che mi portavano in volo. Penso che si ripeterà. Prima del coma non avevo mai disegnato; dopo, ho scoperto l'arte. Come posso non credere che ci sia una forma di energia?
Lascerò chi le vuole bene.
Io non avrei voluto un figlio. Un maschio no, una femmina sì; mi manca. Gli uomini mi hanno deluso. Salvo una categoria: i maschi perbene, con coscienza, candore, giustizia, lo sguardo che ancora si stupisce. Ma a 75 anni dico con certezza: la stima per la donna è incomparabile.
La prima volta con chi fu?
Giuseppina, veniva da Padova in villeggiatura a Enego. Andavamo a ciclamini: partiva qualche toccamento, a volte con il finale. In realtà, però, sentii subito forte il richiamo della figura maschile.
Come lo scoprì?
In quegli anni, da adolescenteotto. La prima volta avvenne dentro la nostra malga, in una notte di temporale furioso, con un ragazzo che veniva là da noi a lavorare. Poi ebbi una relazione anche con il fratello. Si aprì un mondo.
Al sesso, confida nel libro, ha dato un'importanza eccessiva.
L'ho fatto ovunque: cabine telefoniche, bagni pubblici, parchi, cantieri dismessi, postriboli, cinema porno. Ma anche dopo i rapporti più fantasiosi, sentivo il bisogno di ripararmi sotto un portico a sentire la pioggia, o guardare le stelle. Prima di dormire, pensavo al cielo stellato e al privilegio di un cuscino morbido. La mia sessualità è sempre stata accompagnata da una forte spiritualità.
Un'orgia con diciannove persone in un abbaino a Venezia, Campo San Luca: nove donne (tre etero), dieci uomini (cinque etero). Un amico, Marcello — bellissimo, ebbe una relazione con Zeffirelli — organizzò la serata in un bar. “Staremo stretti”, mi disse. “Meglio, risposi”. La vigna stretta dà uva più dolce.
Ma gli anni dell'Aids come li ha vissuti? Non ha temuto?
Al mattino mi mettevo in tasca una boccetta di grappa, una crema antisettica e un preservativo: così.
Beh, è andata bene...
Ho cercato il rischio. Forse mi attraeva. Ma anche il sesso mi ha portato vicino alla morte. In casa, a Milano, fui aggredito per rapina da un caraibico con cui avevo una relazione. Mi ficcò un coltello in gola, vagai per la città in tuta sporco di sangue. Rimasi tre giorni incosciente. Mi era stato presentato da una persona della televisione, ancora oggi famosissima e amatissima. Che poi negò.
Perché?
Fingere sulla propria sessualità è una forma di fallimento. Lei come si rivelò?
Mille turbamenti; poi mi confessai a mia mamma, in auto, lungo i tornanti della Valsugana. Mi disse solo: “Non dev’essere questo a cavarti la libertà”. Poi ne parlò a papà. Il giorno dopo lui mi fece trovare una torta fumante con la farina gialla e i fichi. Non l’ho mai detto: penso che entrambi avessero avuto delle esperienze omosessuali.
Sua madre era gitana, assolutista, autoritaria e con un sentore di stregoneria. Le devo tutto. Aveva un sesto senso incredibile. Ecco, mi commuovo.
E adesso? Non ci va più? Mi hanno condannato. Ma la verità è che il sesso è stato sempre per me una scelta. Una vita senza sesso sarebbe come una persona senza anima: vacua e vuota.