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Un nuovo capitolo nella storia della medicina italiana. I farmaci che stavano aspettando nel buco sono finalmente arrivarono e stanno già facendo la loro parte. La gliflozina, l'agonista del recettore del Glp-1 e il finerenone sono solo alcuni degli esempi dei nuovi arrivati che stanno trasformando le cure nefrologiche.
"Abbiamo finalmente reso l'accesso alle cure molto più semplice, eliminando le procedure burocratiche che servono per prescriverli", spiega Luca De Nicola, presidente della Sin. Ecco perché il tema del 66° Congresso Sin è 'Trasformiamo le cure nefrologiche'.
Ma cosa ci dicono questi farmaci nuovi? "E' un successo enorme", annuncia De Nicola. "Se messi in combinazione, riescono a rimandare la dialisi anche di 30 anni". Un risultato incredibile che mostra la potenza di questi nuovi trattamenti.
Tuttavia, De Nicola sottolinea che il futuro è promettente e che stanno arrivando altri farmaci. "Gli antagonisti delle endoteline possono azzerare la progressione della malattia renale cronica". Questo è il motivo per cui il claim del 66° Congresso della Società italiana di nefrologia è 'La salute dei reni è ora'.
E come possiamo ottenere questo risultato? La diagnosi precoce è fondamentale. "Quando i pazienti sono a rischio di sviluppare una malattia progressiva, nelle fasi iniziali di malattia. Ipertesi, diabetici, obesi e cardiopatici dovrebbero fare 2 esami banali". In base ai risultati di questi esami, i pazienti più a rischio devono essere trattati dal medico di medicina generale e poi inviati al nefrologo.
E cosa riguarda la dialisi? "La peritoneale oggi si è trasformata", dice De Nicola. "E' diventata una dialisi sicura rispetto al passato e di grande efficacia". Ma non solo: "consente al paziente di stare a casa, facendola in autonomia nell'80% dei casi e con l'aiuto di un caregiver nel restante 20%".
Inoltre, è stato realizzato un documento che dimostra un risparmio per lo Stato del 43% rispetto all'emodialisi. Un risultato incredibile che mostra la potenza della dialisi peritoneale.
Tuttavia, purtroppo, la dialisi peritoneale in Italia è ancora molto bassa, intorno al 10% dei pazienti dializzati. L'obiettivo della Sin è di portarla in 3 o 4 anni al 20%. Un obiettivo ambizioso, ma che potrebbe cambiare la vita dei pazienti con malattia renale cronica.
"Abbiamo finalmente reso l'accesso alle cure molto più semplice, eliminando le procedure burocratiche che servono per prescriverli", spiega Luca De Nicola, presidente della Sin. Ecco perché il tema del 66° Congresso Sin è 'Trasformiamo le cure nefrologiche'.
Ma cosa ci dicono questi farmaci nuovi? "E' un successo enorme", annuncia De Nicola. "Se messi in combinazione, riescono a rimandare la dialisi anche di 30 anni". Un risultato incredibile che mostra la potenza di questi nuovi trattamenti.
Tuttavia, De Nicola sottolinea che il futuro è promettente e che stanno arrivando altri farmaci. "Gli antagonisti delle endoteline possono azzerare la progressione della malattia renale cronica". Questo è il motivo per cui il claim del 66° Congresso della Società italiana di nefrologia è 'La salute dei reni è ora'.
E come possiamo ottenere questo risultato? La diagnosi precoce è fondamentale. "Quando i pazienti sono a rischio di sviluppare una malattia progressiva, nelle fasi iniziali di malattia. Ipertesi, diabetici, obesi e cardiopatici dovrebbero fare 2 esami banali". In base ai risultati di questi esami, i pazienti più a rischio devono essere trattati dal medico di medicina generale e poi inviati al nefrologo.
E cosa riguarda la dialisi? "La peritoneale oggi si è trasformata", dice De Nicola. "E' diventata una dialisi sicura rispetto al passato e di grande efficacia". Ma non solo: "consente al paziente di stare a casa, facendola in autonomia nell'80% dei casi e con l'aiuto di un caregiver nel restante 20%".
Inoltre, è stato realizzato un documento che dimostra un risparmio per lo Stato del 43% rispetto all'emodialisi. Un risultato incredibile che mostra la potenza della dialisi peritoneale.
Tuttavia, purtroppo, la dialisi peritoneale in Italia è ancora molto bassa, intorno al 10% dei pazienti dializzati. L'obiettivo della Sin è di portarla in 3 o 4 anni al 20%. Un obiettivo ambizioso, ma che potrebbe cambiare la vita dei pazienti con malattia renale cronica.