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Il bullismo, quando le parole fanno più male delle botte, è un problema che affligge molte famiglie italiane. Secondo i dati di Istat, il 68,5% dei ragazzi italiani tra gli 11 e i 19 anni ha subìto un episodio offensivo, aggressivo, diffamatorio o di esclusione sia online sia offline. È un numero che spaventa: quasi due terzi delle vittime di bullismo dichiarano di aver subìto più di un episodio al mese.
Ma cosa sono le parole che fanno più male delle botte? Sono quelle della bile, della grettezza, dell'ignoranza. Sono quelle di un ambiente scolastico o sociale che non valorizza la diversità, ma anzi la umilia e giudica. Sono quelle di genitori o educatori che non sanno dare consigli, ma solo critiche.
Carolina Picchio, una ragazza di Novara che si è tolta la vita nel 2013 a 14 anni, è un simbolo di quanto possa essere devastante il bullismo. La sua storia ci ricorda che le parole possono uccidere, che gli schermi possono diventare strumenti di tortura e umiliazione.
Ma ci sono speranze. Il padre Paolo Picchio ha trasformato il suo dolore in impegno affinché non ci siano altre "Caroline". La fondazione Carolina si occupa da anni di soccorso e prevenzione in Italia, e c'è un programma che cerca di cambiare la cultura e promuovere una maggiore tolleranza.
E poi ci sono i volti che parlano. Andrea Franzoso, autore del libro "Ero un bullo", racconta come si è redento e come ha trovato l'amore. La sua storia ci ricorda che non è mai troppo tardi per cambiare, per imparare a vedere il mondo con gli occhi degli altri.
Il bullismo non è solo un problema della gioventù. È anche un problema dell'età adulta, quando le vittime sono spesso i genitori o i tutori dei bambini. È un problema che richiede risposte più solide, più concrete.
Ecco perché il programma di "Figli & Genitori" è così importante. Un programma che cerca di promuovere una maggiore consapevolezza e tolleranza tra i genitori e i giovani. Un programma che cerca di creare un ambiente scolastico e sociale più solidale, più composto.
Il bullismo, quando le parole fanno più male delle botte, è un problema che richiede la nostra attenzione, la nostra solidarietà. Non è solo una questione di salute mentale o di sicurezza, ma anche di umanità e rispetto per l'altro.
Ma cosa sono le parole che fanno più male delle botte? Sono quelle della bile, della grettezza, dell'ignoranza. Sono quelle di un ambiente scolastico o sociale che non valorizza la diversità, ma anzi la umilia e giudica. Sono quelle di genitori o educatori che non sanno dare consigli, ma solo critiche.
Carolina Picchio, una ragazza di Novara che si è tolta la vita nel 2013 a 14 anni, è un simbolo di quanto possa essere devastante il bullismo. La sua storia ci ricorda che le parole possono uccidere, che gli schermi possono diventare strumenti di tortura e umiliazione.
Ma ci sono speranze. Il padre Paolo Picchio ha trasformato il suo dolore in impegno affinché non ci siano altre "Caroline". La fondazione Carolina si occupa da anni di soccorso e prevenzione in Italia, e c'è un programma che cerca di cambiare la cultura e promuovere una maggiore tolleranza.
E poi ci sono i volti che parlano. Andrea Franzoso, autore del libro "Ero un bullo", racconta come si è redento e come ha trovato l'amore. La sua storia ci ricorda che non è mai troppo tardi per cambiare, per imparare a vedere il mondo con gli occhi degli altri.
Il bullismo non è solo un problema della gioventù. È anche un problema dell'età adulta, quando le vittime sono spesso i genitori o i tutori dei bambini. È un problema che richiede risposte più solide, più concrete.
Ecco perché il programma di "Figli & Genitori" è così importante. Un programma che cerca di promuovere una maggiore consapevolezza e tolleranza tra i genitori e i giovani. Un programma che cerca di creare un ambiente scolastico e sociale più solidale, più composto.
Il bullismo, quando le parole fanno più male delle botte, è un problema che richiede la nostra attenzione, la nostra solidarietà. Non è solo una questione di salute mentale o di sicurezza, ma anche di umanità e rispetto per l'altro.