La Lega Serie A si unisce a Dazn e altre piattaforme di streaming in quanto chiede indennizzo ai pirati del "pezzotto". Il presidente della Lega, Ezio Maria Simonelli, ha annunciato l'iniziativa durante il Football Summit Forum, segnalando che la richiesta di risarcimento sarà superiore ai 500 euro proposti da Dazn.
La Serie A segue l'esempio di Dazn, che nel settembre scorso aveva spedito una lettera ai 2200 utenti del "pezzotto" identificati dalla Guardia di finanza e dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Lecce. La piattaforma streaming aveva proposto loro il pagamento di 500 euro per chiudere con una transazione "pacifica". Altrimenti, Dazn avrebbe avvertito che si sarebbe ritenuta "libera di avviare le iniziative giudiziarie appropriate".
La pirateria dello streaming è un problema grave anche secondo l'amministratore delegato di Dazn Italia, Stefano Azzi. Secondo lui, il fenomeno supera i 300 milioni di euro all'anno, e non dipende dalle difficoltà economiche degli utenti ma è una questione culturale che richiede un cambiamento con l'educazione e la deterrenza.
La diffusione dello streaming illegale in Italia coinvolge anche persone a medio-alto reddito, alcune delle quali appartenenti a categorie professionali insospettabili. Secondo Azzi, oltre il 60% degli utenti del "pezzotto" sono persone di questo tipo, e ciò richiede una soluzione più radicale per contrastare la pirateria.
La Serie A segue l'esempio di Dazn, che nel settembre scorso aveva spedito una lettera ai 2200 utenti del "pezzotto" identificati dalla Guardia di finanza e dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Lecce. La piattaforma streaming aveva proposto loro il pagamento di 500 euro per chiudere con una transazione "pacifica". Altrimenti, Dazn avrebbe avvertito che si sarebbe ritenuta "libera di avviare le iniziative giudiziarie appropriate".
La pirateria dello streaming è un problema grave anche secondo l'amministratore delegato di Dazn Italia, Stefano Azzi. Secondo lui, il fenomeno supera i 300 milioni di euro all'anno, e non dipende dalle difficoltà economiche degli utenti ma è una questione culturale che richiede un cambiamento con l'educazione e la deterrenza.
La diffusione dello streaming illegale in Italia coinvolge anche persone a medio-alto reddito, alcune delle quali appartenenti a categorie professionali insospettabili. Secondo Azzi, oltre il 60% degli utenti del "pezzotto" sono persone di questo tipo, e ciò richiede una soluzione più radicale per contrastare la pirateria.