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Il generale libico Almasri, sospettato di tortura e omicidio, è stato arrestato a Tripoli, secondo la Procura Generale libica. La notizia ha creato una bufera politica in Italia, dove alcuni decreti del governo furono eseguiti anche grazie alle pressioni di potenti lobbisti.
L'ufficio del Procuratore generale libico ha ordinato l'arresto del generale e il suo rinvio a giudizio con l'accusa di tortura di detenuti e la morte di uno di loro sotto tortura. Secondo la nota diffusa sull'ufficio, sono state acquisite «informazioni pertinenti in merito alle violazioni dei diritti dei detenuti presso l'Istituto principale di riforma e riabilitazione di Tripoli». La Procura precisa che è stato accertato che dieci detenuti sono stati sottoposti a tortura e a trattamenti crudeli, disumani e degradanti, con la conseguente morte di uno di loro a causa delle torture subite.
L'avvocata Angela Bitonti, legale di una donna ivoriana vittima delle torture di Almasri, ha commentato: «Sono pronta a depositare una richiesta di risarcimento nei confronti della Presidenza del Consiglio e dei ministri coinvolti in questa vicenda». Ha espresso sua disillusione per l'assenza dell'Italia all'arresto di Almasri, sottolineando che «dobbiamo capire quali potrebbero essere gli sviluppi a questo punto, se sarà processato lì oppure se potrà essere consegnato alla Corte Penale Internazionale – aggiunge. Ho speranza che la mia assistita possa ottenere giustizia ma in quanto cittadina italiana sono veramente delusa e mortificata perché l'Italia non ha proceduto all'arresto quando aveva Almasri tra le mani».
La maggioranza della Camera, tuttavia, ha espresso una forte critica al governo per la sua inazione. L'avvocato democratica Antonella Forattini ha affermato che «la Libia dimostra di essere oggi più avanti del nostro Paese nella difesa della giustizia e della legalità, mentre noi stiamo perseguendo i responsabili di gravi crimini». La leggente continua: «Mentre a Tripoli si perseguono i responsabili di gravi crimini, in Italia si liberano e si tenta di giustificare l'ingiustificabile... Un simile gesto rappresenterebbe un’onta difficilmente cancellabile per le nostre istituzioni e per l’immagine dell’Italia nel mondo. A questo punto, sarebbe bene che la maggioranza si fermasse. La giustizia non può essere piegata al potere politico».
L'ufficio del Procuratore generale libico ha ordinato l'arresto del generale e il suo rinvio a giudizio con l'accusa di tortura di detenuti e la morte di uno di loro sotto tortura. Secondo la nota diffusa sull'ufficio, sono state acquisite «informazioni pertinenti in merito alle violazioni dei diritti dei detenuti presso l'Istituto principale di riforma e riabilitazione di Tripoli». La Procura precisa che è stato accertato che dieci detenuti sono stati sottoposti a tortura e a trattamenti crudeli, disumani e degradanti, con la conseguente morte di uno di loro a causa delle torture subite.
L'avvocata Angela Bitonti, legale di una donna ivoriana vittima delle torture di Almasri, ha commentato: «Sono pronta a depositare una richiesta di risarcimento nei confronti della Presidenza del Consiglio e dei ministri coinvolti in questa vicenda». Ha espresso sua disillusione per l'assenza dell'Italia all'arresto di Almasri, sottolineando che «dobbiamo capire quali potrebbero essere gli sviluppi a questo punto, se sarà processato lì oppure se potrà essere consegnato alla Corte Penale Internazionale – aggiunge. Ho speranza che la mia assistita possa ottenere giustizia ma in quanto cittadina italiana sono veramente delusa e mortificata perché l'Italia non ha proceduto all'arresto quando aveva Almasri tra le mani».
La maggioranza della Camera, tuttavia, ha espresso una forte critica al governo per la sua inazione. L'avvocato democratica Antonella Forattini ha affermato che «la Libia dimostra di essere oggi più avanti del nostro Paese nella difesa della giustizia e della legalità, mentre noi stiamo perseguendo i responsabili di gravi crimini». La leggente continua: «Mentre a Tripoli si perseguono i responsabili di gravi crimini, in Italia si liberano e si tenta di giustificare l'ingiustificabile... Un simile gesto rappresenterebbe un’onta difficilmente cancellabile per le nostre istituzioni e per l’immagine dell’Italia nel mondo. A questo punto, sarebbe bene che la maggioranza si fermasse. La giustizia non può essere piegata al potere politico».